FIERA DELLE GRAZIE – La tradizione: i Madonnari, il Cotechino e il Mastello di plastica

di G.Baratti

La tradizione degli artisti di strada

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inizia a Grazie nel 1973, quando Gilberto Boschesi (scomparso nel 1990), artista e ricercatore del costume popolare e delle tradizioni padane, pensò di dare riconoscimento e valore all’arte dei madonnari che da sempre, singolarmente e spontaneamente, erano presenti nell’antico Borgo nei giorni di fiera.

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Il 15 Agosto del 1973, l’Ente Provinciale Turismo di Mantova, l’Associazione Pro Loco e il Comune di Curtatone, riunirono per la prima volta sul sagrato del Santuario della B.V. Maria delle Grazie i cosiddetti “PITTORI DEI MARCIAPIEDI”. In quella circostanza una giuria composta da giornalisti e critici d’arte tra i quali Enzo Tortora, confermò loro una qualifica più appropriata, quella di “MADONNARI” come la tradizione popolare chiamava i pittori e venditori ambulanti di immagini sacre. Titolo confacente con la loro caratteristica di dipingere, usando semplici gessetti colorati, prevalentemente sul selciato dei sagrati delle chiese e santuari in occasione di feste religiose, fiere e sagre, immagini del sacro popolare d’ispirazione cristiana.

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Dai pochi partecipanti al primo raduno, nel corso degli anni si arriva a più di 200 presenze e tra queste molti stranieri: tedeschi, francesi, spagnoli, slavi, polacchi, americani e molto significativa ultimamente è la presenza femminile. Simile manifestazione negli anni è stata imitata in varie località italiane e straniere, soprattutto americane come: California, Santa Barbara, Santa Monica, San Diego e San Raphae.

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Pur conservando lo spirito tradizionale, a questi semplici artisti si sono aggiunti anche pittori qualificati, artisti di varie tendenze e semplici appassionati che, con produzioni a volte discutibili, elaborano madonne e altri temi sacri. Non di rado, questi artisti sono molto abili nella loro tecnica, decisamente particolare e inusuale, riuscendo a creare delle vere opere d’arte, anche se effimere.

La manifestazione, che nel corso degli anni si è trasformata in sagra artistica internazionale, ha interessato tutta la stampa nazionale e internazionale ed è stata documentata più volte dalle reti televisive italiane, dalla “Associated Press” e ultimamente dalla “National Geografic” e dalla “ABC” americana.

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Da pochi anni è nato il Centro Italiano Madonnari (CIM) – con il compito di dirigere questo “UNIVERSO” per la conservazione del carteggio, del materiale fotografico che documenta la loro storia e gli schedari con tutti i nominativi dei partecipanti negli anni, ed anche di alcune significative opere a gessetto dei vari periodi per confrontare l’evoluzione delle “maniere” di dipingere dei vari Maestri che si sono avvicendati nel tempo, lasciando testimonianze di un’arte antichissima ma sempre attuale, perchè espressione spontanea di estetica figurativa di immediata emozionalità.

La novità introdotta quest’anno nell’Antichissima Fiera delle Grazie è l’Expo“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Verrà assegnato il premio CIBO e BIBBIA Santuario Madonna delle Grazie Expo 2015 destinato al Madonnaro che si sarà distinto nell’aver interpretato al meglio dove il mangiare e il bere sono anche categorie antropologiche fondamentali in cui si esprime il senso dell’esistenza. Infatti mangiare e bere sono non solo atti animali, biologici, ma atti umani; in essi l’uomo vive, si realizza nella sua relazione con le cose, con gli altri, con Dio. Mangiare e bere diventano allora la cifra simbolica della condizione umana. Per questa valenza simbolica, “mangiare e bere” può essere assunto, nel linguaggio e nella concezione religiosa, come simbolo per definire il “senso” dell’esistenza umana.

     La tradizione del panino col cotechino 

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dell’antichissima Fiera della Madonna di Grazie esprime una tradizione non solo per quel che concerne l’aspetto collegato alla spiritualità e alla religiosità, ma vi sono anche sul versante laico dell’evento, elementi che la caratterizzano sia sul versante gastronomico e sia su quello puramente commerciale.

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Andando con ordine il turista o il pellegrino che arriva nel borgo rivierasco di Curtatone sa già che non può andare a casa prima di aver gustato un prodotto tipico del territorio virgiliano, il cotechino, che per le sue caratteristiche organolettiche si predilige mangiare nel periodo invernale.

Questo insaccato di maiale però riesce ad esprimere tutti i suoi sapori e aromi anche quando il sole fa sentire con forza la sua presenza.

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A Grazie poi, il cotechino viene proposto in una formula che da sempre ha trovato non solo tra i buongustai ampi consensi ovvero inserito in un robusto panino oppure abbinato con polenta abbrustolita, o nel risotto e perché no, anche servito da solo. Lo si può consumare sin dalle 5 del mattino, come colazione, fino ad arrivare alla cena o allo spuntino di mezzanotte.

I pentoloni delle cucine delle Trattorie e degli ambulanti bollono ininterrottamente dalla mattina a tarda sera del prodotto tipico locale nonché ghiottoneria di solida tradizione, simbolo dell’Antichissima Fiera delle Grazie che ha il suo culmine nel giorno di Ferragosto, confermando il maiale come re assoluto della tavola mantovana.

La ricetta estiva si differenzia dal classico cotechino del periodo invernale: è un insaccato più magro, dal gusto aromaticamente più delicato e meno salato, tutto ciò perché il caldo amplifica gli aromi e pur mantenendo intatta la consistenza morbida e collosa, è più piacevole da mangiare.

La tradizione del mastello di plastica

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Sul fronte commerciale ha preso forma nel secolo scorso e forse anche prima una sorta di usanza abbinata alla fiera; in particolare a ribadire questo concetto sono le persone anziane e si sa che quello che suggeriscono “i nostar vec” (nostri vecchi) molto spesso è la saggezza della sincerità e della genuinità.

Un’usanza che si è fortemente radicata nella cultura delle persone, non solo di quelle mantovane, ma anche di quelle che provengono da tutti i territori d’Italia e che sono solite frequentare questa manifestazione.

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Una tradizione che si traduce in una frase che si sente riecheggiare molto spesso girando tra i banchetti del mercato della fiera: “comperiamo il mastello della nonna?”.

Come mai tutti hanno rotto i secchi e i mastelli? No. La risposta è di una semplicità disarmante: “perché porta bene, perché è benedetto dalla Madonna. Ha il “potere” di trasmettere positività nell’abitazione che l’accoglie per tutto l’anno”.

Perché allora il mastello o il secchio e non altri utensili che si è soliti usare tra le mura domestiche?

Questo non è dato a sapere quel che è certo e consolidato nel tempo è che chi visita i vari angoli della manifestazione graziese, a qualsiasi generazione appartenga, non riesce a fare a meno di soffermarsi negli stand che propongono prodotti in plastica per la casa, per il vivere quotidiano.

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Si aggiunga a ciò il fatto che “mastello” o “mastella“, come riporta il dizionario Zanichelli, deriva dall’antico greco bizantino “mastos” che significa oggetto a forma di mammella. Si può, pertanto, ipotizzare che la tradizione beneaugurale di comperare una mastella alla Fiera della Madonna delle Grazie derivi dal fatto che ci si impossessa di una sorta di simulacro del seno di Maria visto come apportatore di ricchezza e abbondanza.

Sempre rimanendo in ambito ipotetico si può vedere una relazione tra i seni che ornano l’interno del Santuario con l’oggetto che viene acquistato dai fedeli che vi si recano in pellegrinaggio o, per arrivare ai giorni nostri, in visita turistica.

(immagini di repertorio P.Biondo e web)

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