MANTOVA – Perchè fermare l’accordo CETA tra Europa e Canada? INCONTRO CON MONICA DI SISTO

Arci Mantova, Arci Dallò e Consorzio Agrituristico Mantovano hanno organizzato un incontro con Monica di Sisto, referente nazionale di Arci Stop TTIP/CETA, previsto per giovedì 23 novembre alle ore 18 presso la sede del Consorzio in Strada Chiesanuova 8 a Mantova. Lo stesso incontro si trasferirà poi alle 21.00 all’Arci Dallò di Castiglione delle Stiviere.
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Monica di Sisto, giornalista, è vicepresidente dell’Associazione Fairwatch, che si occupa di commercio internazionale e di clima da oltre 10 anni.

Che cos’è il CETA?
Il CETA è un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che ha l’intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard (le cosiddette “barriere non tariffarie”) e di abbattere dazi e dogane tra Europa e Canada rendendo il commercio più fluido e penetrante tra le due sponde dell’oceano.

Ma perché si dovrebbe fermare? Innanzitutto esso non fa alcun riferimento all’accordo di Parigi o alla necessità di ridurre le emissioni di gas serra. Il Capitolo 24, intitolato “Commercio e Ambiente”, afferma che il commercio o gli investimenti non possano ridurre il livello di protezione definito nella legislazione ambientale, tuttavia, le procedure per far rispettare quanto detto, non possono essere “complicate in maniera non necessaria o troppo costose”.

L’accordo, inoltre, apre all’importazione dal Canada di petrolio da sabbie bituminose, il carburante più inquinante del mondo, di cui il paese è primo produttore mondiale. In materia di sicurezza alimentare, il CETA introduce l’applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie, che consente ai prodotti canadesi di non subire nuovi controlli, dimostrandone l’equivalenza con quelli commercializzati in Europa. Tale meccanismo risulta rischioso considerando che in Canada sono impiegate 99 sostanze attive vietate in Unione europea, tra cui, a titolo di esempio, il glifosate in fase di pre-raccolta del grano. Senza contare che anche il CETA prevede l’introduzione di una Corte internazionale per gli investimenti (ICS) che consente alle aziende che trovassero le nostre leggi a protezione dell’ambiente o dei nostri diritti “immotivate o troppo costose”, di citare in giudizio i nostri Stati per cambiarle, o essere risarciti.

L’Accordo, riapre la vicenda della coltivazione e del libero commercio degli organismi geneticamente modificati. Il Canada, come gli Stati Uniti e l’Argentina (primi esportatori di OGM) non hanno ratificato il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, basato sul principio di precauzione, accogliendo il principio maggiormente liberista della sostanziale equivalenza tra prodotti convenzionali ed organismi viventi geneticamente modificati con la possibilità di applicare le stesse procedure di autorizzazione. Di conseguenza, si realizza un’inversione dell’onere della prova a carico di chi intende opporsi alla immissione in commercio, dovendone provare la nocività.

È per questo che il Consorzio rilancia un’iniziativa di approfondimento di queste tematiche che hanno effetti diretti ed immediati sulla collettività.

 

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