COLDIRETTI MANTOVA – LATTE +3,25%, MENO STALLE RISCOSSA DEL BURRO. CONSORZIO VIRGILIO ORDINI +30% PER IL PROSSIMO NATALE

Nei primi tre mesi del 2018, in provincia di Mantova sono state prodotte 259.473 tonnellate di latte, in crescita del 3,25% rispetto al primo trimestre del 2017. Lo rileva Coldiretti Mantova in occasione del World Milk Day indetto dalla FAO, sulla base dei dati di Clal.it.

LATTE

Mantova terza provincia in Lombardia. Se la Lombardia è la regione che traina la produzione nazionale, rappresentando da sola il 43% del latte italiano, Mantova con 971.775 tonnellate prodotte nel 2017 si colloca al terzo posto fra le province lombarde, alle spalle di Brescia (1.398.864 tons) e Cremona (1.273.393 tonnellate).Più latte, meno stalle. Sale la produzione (+22,9% fra il 2008 e il 2017), mentre non si ferma il processo di chiusura delle stalle. Solamente dieci anni fa, nel 2008, in provincia di Mantova le aziende agricole con allevamento lattifero vaccino erano 1.219, con una produzione di 790.600 tonnellate. Oggi le stalle attive sono 737 (-39,6% in un decennio) e rappresentano il serbatoio per le grandi produzioni Dop come Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Provolone Valpadana.

Lombardia motore dell’Italia. La Lombardia si conferma la prima regione italiana per la produzione di latte, rappresentando il 43% del totale nazionale, seguita da Emilia-Romagna (16%), Veneto (10%), Piemonte (9%), Trentino-Alto Adige (5 per cento).

Positive le prospettive di mercato. Secondo Coldiretti Mantova le prospettive di mercato sono positive. Dallo scorso marzo i listini del latte spot sono cresciuti sulle piazze di Verona e Lodi, punti di riferimento su scala nazionale, inanellando una ripresa di 5 centesimi al litro in due mesi. Merito di una concomitanza di più fattori, dalla contrazione delle consegne, che hanno rallentato, all’aumento delle esportazioni, all’etichettatura, che ha permesso ai consumatori di scegliere consapevolmente i prodotti da acquistare. “Una battaglia condotta da Coldiretti, che sta avendo riflessi positivi, anche grazie all’attività informativa di Campagna Amica”, puntualizza il direttore Comencini.

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Burro sugli scudi. Burro alla riscossa con l’aumento del 12,5% della spesa nel carrello delle famiglie italiane nel 2017 dovuta anche al riconoscimento di positive proprietà da parte di recenti studi scientifici che hanno fatto cadere pregiudizi nei confronti di un prodotto che viene oggi percepito come più naturale e salutare di altri.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata per la giornata mondiale del latte. Un appuntamento che “festeggia” dunque una decisa inversione di tendenza negli acquisti per uno dei condimenti più tradizionali della dieta degli italiani sulla base delle elaborazioni su dati Ismea.

Le proprietà nutrizionali. Il burro – sottolinea la Coldiretti – sta riacquistando popolarità ed è tornato ad essere uno dei grassi più usati in cucina per i suoi molti suoi punti di forza: a differenza delle margarine non è un prodotto chimico, è meno calorico degli oli, non è idrogenato ed è ricco di nutrienti come il calcio, sali minerali, proteine del latte e la vitamina A, senza contare che è un prodotto del tutto naturale e senza conservanti.

A spingere la domanda del burro anche la scelta di un numero crescente di industrie alimentari di orientarsi verso prodotti “olio di palma free” che hanno avuto un incremento record delle vendite del 17,6% nel 2017 sulla base delle elaborazioni Coldiretti sui dati dell’Osservatorio Immagino.

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Il Consorzio Virgilio. La conferma arriva anche da un’azienda leader nella produzione di burro, il Consorzio Virgilio di Mantova, cooperativa di secondo grado. “Ad oggi l’industria dolciaria ci ha già prenotato 400 tonnellate di burro per la produzione natalizia, con un incremento del 30% rispetto all’anno scorso – osserva Fausto Marchetti, direttore di stabilimento del Consorzio Virgilio -. I biscottifici e l’industria dei prodotti dolciari e da forno non stagionali ha ordini in essere col Virgilio per altre 200 tonnellate. È uno scenario positivo, trascinato anche dal crollo dell’utilizzo dell’olio di palma”.

La qualità del Virgilio nella produzione di burro ha fatto sì che la cooperativa si ricavasse una nicchia nell’export, tradizionale monopolio dei produttori tedeschi e olandesi. “Nel 2017 abbiamo esportato circa 100 tonnellate, con un ricavo pari al 4% del fatturato del burro – prosegue Marchetti -. La maggior parte del prodotto è stato inviato in Corea del Sud, con la quale abbiamo instaurato una buona relazione commerciale, non solo con il burro, ma anche con la panna congelata al 45% di materia grassa”.

Listini in aumento. La domanda generale ha fatto balzare verso l’alto anche le quotazioni alla produzione del burro salite del 57% dall’inizio del 2018 con un trend rialzista a livello internazionale. Il positivo momento del burro con l’aumento delle quotazioni segue l’entrata in vigore in Italia dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine in tutti i prodotti lattiero caseari voluta dalla Coldiretti per restituire trasparenza e valore al settore. L’inversione di rotta del burro avviene infatti in un contesto produttivo che negli ultimi dieci anni ha visto praticamente dimezzato il numero di stalle presenti in Italia che hanno raggiunto il minimo storico di 30mila allevamenti, rispetto ai 60mila attivi nel 2005. Un fenomeno causato proprio dal crollo del prezzo pagato agli allevatori che – conclude la Coldiretti – è rimasto per lungo tempo addirittura al di sotto dei costi di alimentazione del bestiame.

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