COLDIRETTI – DUE PESCHE LOMBARDE SU TRE sono MANTOVANE. AVVIO DI STAGIONE IN CHIAROSCURO: OTTIMA QUALITÀ, INCOGNITA PREZZI

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AMALIA GANDA, PRODUTTRICE DI RIVAROLO MANTOVANO, VENDITA DIRETTA

Basterà la grande qualità a salvare la stagione delle pesche in provincia di Mantova? Il maltempo, con le grandinate tra fine maggio e inizio giugno, ha compromesso tra il 15% e il 20% della produzione, ma quanto stanno raccogliendo gli agricoltori in campo da una settimana a questa parte ha un elevato grado zuccherino e per molti è la migliore stagione degli ultimi anni in termini qualitativi.

La differenza ora la faranno i prezzi, che sono partiti con quotazioni intorno ai 30-50 centesimi al chilogrammo all’ingrosso – dichiara Erminia Comencini, direttore di Coldiretti Mantova -. Valori superiori rispetto alla media dello scorso anno, che si è attestata sui 30-32 centesimi al chilo, al di sotto dei costi di produzione. Per molti questo sarà l’anno della verità: se le aziende non guadagneranno a sufficienza in questa campagna di raccolta, dal prossimo anno avremo un calo delle superfici destinate alla produzione di pesche e nettarine”.

I numeri provinciali. Secondo le elaborazioni di Coldiretti Mantova nel 2017 erano 174 gli ettari a pesco in provincia, dei quali 142 in produzione, che hanno dato 3.300 tonnellate di frutti. Quasi due pesche su tre raccolte in Lombardia un anno fa erano “Made in Mantova”. Settantuno gli ettari mantovani a nettarine (su 91 lombardi), dei quali 56 in produzione, per una resa di 1.300 tonnellate, su 1.450 tonnellate raccolte in regione.

Numeri più contenuti rispetto al 2007. Undici anni fa la produzione di pesche era di 3.780 tonnellate su 9.130 tonnellate raccolte in Lombardia, con Mantova seconda provincia alle spalle di Brescia (3.850 tonnellate). Quanto alle superfici, con 212 ettari a pesco, Mantova rappresentava il 43% della Lombardia; 125 (su 195 in Lombardia) gli ettari delle nettarine, per una produzione di poco più di 2.000 tonnellate.

Il patrimonio peschicolo mantovano rischia però di assottigliarsi a partire dall’anno prossimo. Molto dipenderà, appunto, dalla soddisfazione che il mercato saprà dare agli agricoltori. La stagione è appena all’inizio e alcune cooperative comunicheranno nelle prossime settimane i prezzi di realizzo e i risultati per i propri soci.

Vendita diretta. Chi riesce ad ottenere i migliori saluti sono le aziende che fanno la vendita diretta, in azienda o ai mercati di Campagna Amica. “I prezzi delle pesche si aggirano tra 1,30 e 1,50 euro al chilogrammo come vendita diretta e la tendenza è a salire, mentre per l’albicocca siamo sui 2 euro – spiega Amalia Ganda, un frutteto di 5 ettari a Rivarolo Mantovano, dove accanto alle pesche coltiva anche alberi di albicocche e ciliegie -. Il maltempo ha ridotto un po’ la produzione e la pezzatura, in questa prima fase di raccolta, è ancora su una dimensione media, che però è quella che è più richiesta dai consumatori”.

pesche di Roverbella1

Prezzi e mercati. “Quest’anno la grandine ha colpito tutti i sei ettari del pescheto – dice Giorgio Zanolli di Roverbella -. La produzione è stata in buona parte compromessa e vedremo dunque come evolverà la stagione. Rispetto all’anno scorso ho un ettaro di meno, che avrei voluto rimpiazzare il prossimo autunno, ma se i prezzi alla fine dell’anno non garantiranno buoni margini, finirà che anziché aumentare l’estensione, provvederò all’espianto di un ettaro”.

I prezzi all’ingrosso si aggirano intorno a 0,60 €/kg al mercato all’ingrosso di Bologna per pesche e nettarine a polpa gialla. Per ora, quindi, la redditività è superiore rispetto al 2017.

Tra costi di potatura, irrigazione, diradatura, manodopera, fitofarmaci e raccolta – riassume Zanolli – abbiamo costi fissi intorno ai 35 centesimi al chilogrammo. Se le quotazioni non si mantengono su livelli superiori, produciamo in perdita”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Daniele Nobis, agricoltore di Roverbella, che consegna le pesche alla cooperativa San Lorenzo di Valeggio. “In una parte dei 2,4 ettari di pescheto il perito ha registrato danni da grandine per l’80% del prodotto – spiega Nobis -. Non è una buona partenza, senza contare che qualche pianta ha avuto problemi con le forbici e la cimice asiatica”.

La filiera chiede però frutta a residuo zero e per molti utilizzare mezzi di lotta agro-chimica sulle piante è diventato proibitivo, col rischio però di dover fare i conti con prodotti non sempre bellissimi da vedere.

Abbiamo iniziato a raccogliere lo scorso 14 giugno – dice Nobis – e la qualità è molto alta. Consegnando a una cooperativa, non abbiamo ancora i prezzi di realizzo, ma pensiamo di ottenere in questa tra i 40 e i 50 centesimi. Speriamo anche qualcosa in più. In questa fase non c’è molto prodotto da raccogliere, potrebbe crescere il prezzo”.

Non resta che incrociare le dita. “Il meteo è la grande variabile – racconta un imprenditore agricolo di una frazione di Roverbella -. Dieci giorni fa una grandinata si è abbattuta a 300 metri da casa mia. Le piante del mio vicino sono andate distrutte, io mi sono salvato”.

(foto Coldiretti)

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