COLDIRETTI MANTOVA – LA PRIMAVERA PARTE CON IL -17% DI RISERVE D’ACQUA. FRUTTA, MEDICA E PRATI STABILI IN DIFFICOLTÀ

La primavera in Lombardia parte con il 17% in meno rispetto alla media di riserve idriche accumulate nei grandi laghi e sotto forma di neve, pari a oltre 370 milioni di metri cubi d’acqua che mancano all’appello. È quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base degli ultimi dati Arpa, in occasione del cambio di stagione scattato con l’equinozio di primavera.

prati stabiliUna situazione che si ripercuote innanzitutto nelle campagne, dove cresce l’allerta degli agricoltori. Anche in provincia di Mantova. Fabio Mantovani, allevatore con 170 bovine e 35 ettari coltivati a prato stabile a Goito e vicepresidente di Coldiretti Mantova, denuncia: “L’erba non sta crescendo e il primo taglio dei prati slitterà dalla fine di aprile a metà maggio, ma con una quantità in campo dimezzata rispetto alla norma”.

Amalia Ganda, 5 ettari di frutteto a Rivarolo Mantovano dove coltiva pesche, albicocche, prugne, ciliegie, mele e pere, denuncia i danni di una primavera che ha “anticipato le fioriture di albicocco e pesco di una settimana abbondante rispetto all’andamento stagionale abituale”. “L’albicocco era in piena fioritura la settimana scorsa – dice – e con una gelata notturna una parte di fiori sono rimasti bruciati. Adesso in piena fioritura c’è il pesco, speriamo di non dover fare i conti con gelate o temperature eccessivamente basse nel corso della notte, perché gli sbalzi fra giorno e notte sono stati notevoli”.

A rischio anche le produzioni di qualità come il Parmigiano Reggiano: “Ci sono problemi di ingiallimento dell’erba medica e preoccupano le nuove semine, la cui germinazione è quasi compromessa – testimonia Kristian Minelli, 300 bovine da latte e 110 ettari a San Benedetto Po–. In un territorio come quello della Dop del Parmigiano Reggiano, dove noi allevatori dobbiamo rispettare dei vincoli per il foraggio destinato all’alimentazione degli animali, il pericolo è che si verifichi carenza di prodotto”.

Simone Minelli, allevatore di Motteggiana con 300 bovine in stalla per la produzione di latte destinato a Parmigiano Reggiano, coltiva 60 ettari di erba medica su un totale di 100 ettari. Anche nella sua zona lo scenario non è dei più sereni. “I medicai non sono nati in maniera omogenea – afferma -. Dove non c’era sufficiente umidità nel terreno non sono nati. Sui prati seminati invece 2-3 anni a oggi stimiamo una perdita del 30-40% di produzione sul primo taglio, se entro 10 giorni non pioverà. Tra le conseguenze prevedibili, sicuramente l’aumento in maniera significativa del prezzo del fieno. Noi allevatori che produciamo nel comprensorio del Parmigiano Reggiano abbiamo l’obbligo di utilizzare almeno il 50% di fieno del territorio. Potremmo avere problemi anche di reperibilità del fieno”.

In Lombardia. Fiato sospeso per i produttori di cereali. “Sono davvero preoccupato – sottolinea Angelo Anselmi, coltivatore di Pescarolo ed Uniti (Cremona) –. La terra non si riesce a lavorare e per questo ho deciso di rinviare di qualche settimana le semine. Sto valutando la possibilità di puntare su colture diverse dal mais, come ad esempio il girasole che sopporta meglio le alte temperature e la mancanza prolungata di acqua”. “Stiamo avendo grossi problemi per l’assenza di piogge – spiega Davide Facchinetti di Treviglio (Bergamo) – Se la situazione non cambia al più presto, stimiamo la perdita di circa il 30% di segale e loietto. Anche per il mais le prospettive non sono buone”.

Inverno anomalo. Quello appena concluso – precisa la Coldiretti – è stato un inverno anomalo e siccitoso che tra il mese di dicembre e la prima metà di marzo ha fatto registrare solo tre giornate di pioggia che hanno coinvolto tutto il territorio regionale. Sempre più in sofferenza i grandi laghi con le percentuali di riempimento che sono scese al 7,6% per quello di Como, al 15% per l’Iseo e al 28,5% del Maggiore. Si salva, per ora, solo il lago di Garda con oltre il 90% di riempimento.

L’andamento degli ultimi mesi conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – continua la Coldiretti – con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che mettono a rischio boschi e campagne. Basti pensare che, nel solo mese di gennaio – spiega la Coldiretti su dati regionali –, in Lombardia gli incendi hanno devastato oltre mille ettari di territorio.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le imprese agricole – conclude la Coldiretti – che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.

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