Dipinti meravigliosi, abiti bellissimi, gioielli, sogni di esotismo, desideri di viaggi e amori pervadono lo spazio espositivo, in dialogo bellissimo con l’architettura della basilica palladiana. L’effetto sarà magico, rievocando quegli Anni Venti in cui, come scrisse la prima critica d’arte donna, la potente Margherita Sarfatti, “la pittura appare tra tutte l’arte magica per eccellenza”.La mostra è parte di un progetto di rilancio della Basilica Palladiana di Vicenza, destinata a ospitare continuativamente esposizioni di rilevanza internazionale.Una delle correnti di pittura più affascinanti degli anni Venti è quella del “Realismo Magico”, in cui la visione della realtà è immersa in un’atmosfera di meraviglia e di attesa, che in Italia è affiancata dalle ricerche degli artisti riuniti nella definizione di “Novecento Italiano”, che declinano la loro arte evocando anche memorie della classicità e del Rinascimento.
Tale esaltante alleanza tra modernità e classicità è preceduta da una riflessione profonda sui rinnovamenti della pittura che sono avvenuti a Vienna e a Parigi tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, in particolare da suggestioni della Secessione Viennese guidata da Gustav Klimt, dal simbolismo e dall’espressionismo, in cui le donne sono raffigurate come fanciulle, muse dormienti, ninfe leggiadre o seduttrici, come dentro un sogno di fiaba.
Quelle raffigurazioni pervadono le ricerche di molti protagonisti dell’arte italiana e trovano riscontro in particolare a Venezia, dove quelle influenze fioriscono nelle mostre di giovani artisti che si tengono a Ca’ Pesaro, dove espongono tra gli altri Vittorio Zecchin, Felice Casorati e Mario Cavaglieri, profondamenti influenzati dall’impatto di Klimt, che ha anche una sala personale alla Biennale di Venezia del 1910.
Ubaldo Oppi (Bologna 1889 – Vicenza 1942) è un protagonista assoluto di quegli anni, uno degli artisti più famosi tra l’Europa e gli Stati Uniti: a Parigi conosce Modigliani allo sbando, ha un flirt con la modella Fernande Olivier, che lascia Picasso per fuggire con lui, viene rapito dai colori intensi e dalle pennellate fauves di Kees van Dongen, dai segni sinuosi di Matisse.
Assieme a lui si muovono nel panorama più avvincente dell’arte protagonisti, tra gli altri, quali Felice Casorati, Mario Sironi, Antonio Donghi, Cagnaccio di San Pietro, Achille Funi, Piero Marussig, Mario Cavaglieri, Guido Cadorin, Massimo Campigli.