In occasione di “Interno Verde – Mantova apre i suoi giardini” il 25 e 26 settembre 2021 il Giardino de Il Rio Edizioni Via Principe Amedeo 38, Mantova diverrà un luogo d’incontro della cultura con una quindici di eventi tra conferenze, tavole rotonde e presentazioni di libri per approfondire una delle parole chiave del mondo della scrittura – “narrare” – vista da molteplici prospettive, spaziando dall’attualità della pandemia, all’universo dell’arte contemporanea, dalla poesia al romanzo e dal saggio al teatro.
Uno dei protagonisti della due giorni sarà il poeta Giorgio Saggiani a presentare sabato 25 settembre alle ore 11:00 la sua nuova silloge di poesie dal titolo IL TEMPO DEI MURI IMPERFETTI edita da Il Rio Edizioni e con prefazione del professor Gian Maria Erbesato.
“Il tempo dei muri imperfetti” è la settima raccolta di poesie pubblicata dal poeta Saggiani; si tratta di una silloge che, come menzionato nel sottotitolo, parla di «luce» e di «ombra», con un certo “compiacimento” verso una «solitudine romantica» giustamente notata da Gian Maria Erbesato, il quale ha firmato la prefazione qui di seguito riportata, in cui pone l’accento sullo stretto rapporto tra musica e poesia di questi componimenti.
Non v’è poesia, qui raccolta, in cui sempre meno Saggiani si compiaccia di una solitudine romantica. In alcune liriche, la cura stilistica conferma l’inscindibilità, nell’opera di Saggiani, di un esercizio destinato a rifuggire dall’orbita strettamente letteraria, per trovare posto nell’ambito della poesia “simbolista”. Questi versi, che anelano a una luce, a volte felicemente indecifrabile, sono il modo che il poeta ha di sentirsi vivo. Con questo settimo volume di poesia, l’autore ritrova quella forza sentimentale di cui aveva bisogno per creare il connubio tra poesia e musica.
In questo prezioso volume, Saggiani vede, con dolorosa acume, quanto gli avvenimenti esterni abbiano preso la mano agli uomini, i quali appaiono più che mai in preda a un delirante destino. Allora, la poesia diventa una lotta impari e doverosa contro i sentimenti bruti e indifferenziati che si impongono senza più alcuna nobiltà spirituale. Sarei tentato di attribuire a questi versi la triste ma gioiosa sorpresa di cui parla Sigmund Freud a proposito della Poesia.
Il “trobar clus” di questa poesia porta in sé una sottile musicalità. Saggiani va più a fondo nella ricerca della relazione tra le due arti sorelle. Intorno al 1870, Paul Verlaine scrive, in una della sue inconfondibili poesie: de la musique avant toute chose. Rien de plus cher que la chanson grise, ou l’indecise au se jonte au precis. Sempre più si chiarisce l’investigazione di Saggiani (al cospetto dell’amatissimo Verlaine) di una musica in poesia e di una poesia in musica. L’intero corpus di questo intenso volume seduce e apre a nuovi significati, a nuovi modi poetici; così che il valore assoluto di “poesia pura” è del tutto prevalente sulle strutture linguistiche che appartengono al “lirismo” ottocentesco e a quello novecentesco di cui Saggiani si è sbarazzato da tempo immemorabile.
Ormai il poeta affronta ogni soggetto gli si presenti, con una straordinaria libertà espressiva, che ripropone una rilettura di scritture poetiche con cui mettere in luce le radici di una “reverie”, nata come meditazione divenuta “sogno”, che in Saggiani produce bagliori di inestimabile bellezza.
Il tema religioso qui si insinua, intus et in cute, attraverso l’intera produzione poetica, nella quale il verso raggiunge uno stato di grazia in cui la scrittura poetica punta alla sistematica sottrazione di realtà, dal concreto all’astratto.
Saggiani conosce la fatica poetica, ma sa anche che nulla fa più bene all’anima che rendere un animo meno triste. A noi sembra che ormai, a questo punto, egli dovrà affrontare temi di ancor più alta e segreta poesia ricordando sempre ciò che ha scritto Paul Valery: non far mai concessioni a se stesso e al mondo.
Gian Maria Erbesato