FLASH D’ARTE – racconti per un nuovo museo 2022: MATTEO CERIANA, MANTEGNA E L’ARCHITETTURA, SOPRATTUTTO DIPINTA

L’incontro di flash d’arte del 25 maggio farà da preludio all’inaugurazione del futuro allestimento della chiesa di San Sebastiano che diverrà “un nuovo Tempio per l’architettura”, ore 18:00 ingresso gratuito. La serata prevede una visita speciale, in esclusiva, per i presenti. Per informazioni e prenotazioni 0376 367087 museicivici@comune.mantova.it

La struttura progettata dall’Alberti a partire dal 1460 sorge non a caso di fronte alla casa del Mantegna. Il modo migliore di raccontare il Tempio è iniziare dal contesto culturale in cui è sorto e anche dal dialogo aperto tra Leon Battista Alberti e il celebre pittore.

Il prof. Matteo Ceriana è uno dei più importanti esperti nazionali di scultura e pittura del Rinascimento con un particolare riguardo ai legami tra pittura e architettura; avrà dunque il compito di approfondire nel corso dell’incontro un aspetto fondamentale delle opere di Mantegna.

Per Andrea Mantegna, infatti, l’architettura fu un campo di indagine e una pratica frequentata fin dall’inizio della sua carriera con una precocità e dei risultati, riguardo al lessico delle fabbriche antiche, che non sono affatto frequenti tra i suoi contemporanei. Attraverso una serie di confronti con realizzazioni artistiche ed architettoniche a lui contemporanee si cercherà di mettere a fuoco il doppio binario sul quale si muove l’artista rispetto alla res aedificatoria, quello dell’architettura rappresentata come necessario scenario delle sue figurazioni e quello dell’architettura realizzata, dalle monumentali cornici dei suoi dipinti agli edifici reali per i propri committenti e propri.

tempio di san Sebastiano

Al termine dell’incontro è prevista per i partecipanti una visita speciale alla casa del Mantegna.

La data di nascita della casa di Mantegna, una dimora quale nessun altro artista a lui contemporaneo poteva permettersi di realizzare, risale al 18 ottobre 1476. Il terreno su cui edificarla, donatogli da Ludovico Gonzaga, costituiva forse il premio per il compimento degli affreschi della Camera degli Sposi. Su quel terreno Mantegna innalzò un palazzo di due piani, concepito su una pianta quasi quadrata, nel cui centro si iscrive il cortile circolare. La sua cultura antiquaria, e probabilmente qualche colloquio con Alberti, lo indussero a realizzare, nel linguaggio dell’umanesimo architettonico, un edificio residenziale in cui – evidente richiamo alla domus romana – l’atrium diviene un cortile attorno al quale si dispongono gli ambienti adiacenti. All’esterno, le facciate, originariamente dipinte, sono prive di ordini; questi compaiono invece nel cortile, in una introversione adattata alle altezze ridotte in uso nell’edilizia privata settentrionale. La casa non è solo un raro esemplare di edificio quattrocentesco: essa interpreta anche il desiderio di realizzare un meccanismo di autorappresentazione e di autolegittimazione, che rimanda ad un artista aggiornato sui precetti esposti da Alberti nel De pictura, padrone della geometria e della prospettiva, attento alla poesia e alla letteratura, un artista che si pone come antiquarius e cortegiano. In questa direzione si comprende bene anche la scritta ab Olympo, posta su uno degli architravi di un portale del cortile: è un’attestazione di fierezza in cui riecheggia soprattutto la memoria dell’antica bottega di Fidia ad Olimpia, sulle cui pietre il fulmine di Zeus aveva inciso il riconoscimento della grandezza. Per Mantegna la casa diventa dunque rappresentativa contemporaneamente della fama, dello status, e del dono divino dell’ingegno: autoritratto dell’uomo e dell’artista, fu da lui stesso destinata ad entrare nel numero delle opere che contribuiscono a suggellarne il mito.

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