GRANO TENERE E DURO -30% NELLA PROVINCIA MANTOVANA

Coldiretti Mantova: La siccità taglia le rese in campo, secondo le prime proiezioni

Fino al 30% in meno sulle rese di grano tenero e duro in provincia di Mantova. È questo il conto della siccità prolungata che emerge dalle prime stime elaborate dalla Coldiretti provinciale in base a un monitoraggio sul territorio, mentre nelle campagne ci si prepara alla trebbiatura, già iniziata nel Sud del Paese.

Quest’anno – precisa Coldiretti Mantova – il fattore acqua è centrale. Laddove la carenza idrica si è fatta sentire di più si temono cali nelle rese che oscillano tra il -10 e il -30%, in base alle prime indicazioni da confermare a raccolti conclusi.

In provincia di Mantova – spiega la Coldiretti provinciale – si coltivano oltre 27mila ettari tra frumento tenero e frumento duro da destinare sia alla produzione di pane, biscotti e pasta sia all’alimentazione animale nelle stalle.

La minor produzione pesa sulle aziende cerealicole che hanno dovuto affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68% secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Crea, dalle quali si evidenzia che in un caso su quattro i costi superano i ricavi con il grano duro per la pasta, che è quotato in Italia 55 centesimi al chilo e quello tenero per il pane a 45 centesimi al chilo. L’impatto si fa sentire anche sui consumatori, con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo, secondo la Coldiretti.

“Bisogna intervenire – precisa in conclusione il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra – per contenere il caro energia ed i costi di produzione, con interventi sia immediati che strutturali, mentre a livello comunitario servono più coraggio e risorse per migliorare la nostra sicurezza alimentare, riducendo la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi”.

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