AZIENDE AGRICOLE EQUIPARATE A INDUSTRIE: LA DIRETTIVA UE MANDA SU TUTTE LE FURIE IL SETTORE PRIMARIO

«Quanto deciso in Europa è un vero e proprio disastro per la nostra zootecnia, che viene assoggettata a una serie di impegni burocratici e limitazioni operative che rischiano di compromettere la produttività delle imprese agricole».

Non usa giri di parole Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova, per commentare l’accordo che il Consiglio dei ministri dell’Ambiente Ue ha approvato nella giornata di ieri: in sintesi, una direttiva che nasce per contrastare le emissioni del settore industriale, ma che comprende al suo interno anche gli allevamenti, equiparati di fatto a vere e proprie fabbriche.

«La nuova direttiva – prosegue Cortesi – si amplia anche agli allevamenti bovini, inizialmente esclusi, e avrà un’applicazione estremamente penalizzante. Si parla infatti di 350 UBA (unità di bestiame adulto) per quanto riguarda aziende bovine, suine e miste, e di 280 UBA per le aziende avicole. La stragrande maggioranza delle imprese agricole della nostra provincia dunque sarebbe compresa in queste nuove limitazioni e sanzionate, un qualcosa di assolutamente inaccettabile».

I calcoli sono impietosi: prendendo in considerazione i valori UBA (una vacca da latte adulta ad esempio vale più di una giovane manza), emerge come basti una stalla da 220 capi in lattazione più altrettanti di rimonta, la dimensione media di un allevamento bovino mantovano dunque, per ricadere nella direttiva. Stesso discorso per i suini naturalmente, dove basterebbero 1.166 grassi o 700 scrofe per essere sanzionabili.

Il Consiglio dei ministri Ue avrebbe concesso alle aziende un periodo di transizione, che va da 4 a 6 anni, per l’entrata in vigore della direttiva: «Oltre al danno la beffa verrebbe da dire. Lavoreremo affinchè si possa modificare l’orientamento generale e arrivare a una decisione finale che non sia penalizzante per il comparto zootecnico. Ricordiamo che l’Italia è stato l’unico paese a votare “no” alla proposta, e di questo ringraziamo il ministro Pichetto Fratin».

La decisione comunitaria «come sempre si basa su pura ideologia, perché i fatti dicono altro. Dicono ad esempio, tramite i report Ispra, che la zootecnia italiana ha ridotto del 25% le proprie emissioni negli ultimi 20 anni, e che il settore agricolo impatta solo per il 7% sulle emissioni di gas serra in Italia, contro una media europea dell’11%».

«Siamo i primi a voler inquinare sempre meno – conclude Cortesi –, ma l’Europa penalizza gli allevamenti anziché destinare risorse al loro miglioramento, tramite ricerca scientifica e tecnologie per abbattere ulteriormente le emissioni. La strada intrapresa non è quella giusta».

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