PALAZZO DUCALE – VIA I PONTEGGI DALL’APPARTAMENTO GRANDE DI CASTELLO SAN GIORGIO

Si conclude una tappa significativa nei restauri dei prospetti di Palazzo Ducale. Alcune considerazioni sui lavori

MANTOVA – Occorre forse aguzzare la vista per intravvedere le tracce di decorazione dei prospetti esterni dell’Appartamento Grande di Castello, significativa tappa di una serie di interventi sulle facciate del grandioso complesso palatino. Lavori complessi dal punto di vista tecnico e metodologico che Palazzo Ducale sta portando avanti con impegno, passione e rigore all’interno di un programma serrato. Negli ultimi tre anni sono stati condotti restauri agli intonaci del Cortile d’Onore, verso piazza Paccagnini e sul prospetto verso piazza Sordello del Giardino Pensile; sono state inoltre rimosse le patine biologiche dalle murature esterne del Castello di San Giorgio. Attualmente si sta lavorando sulle superfici tra le più importanti e delicate del complesso: stiamo parlando del fronte che guarda il lago verso il ponte di San Giorgio, vista privilegiata per chi arriva a Mantova e scorcio iconico per eccellenza dello skyline urbano.

L’indirizzo conservativo degli interventi, ormai in fase conclusiva, è stato condiviso con la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Mantova: in una situazione di grave e diffuso degrado delle superfici superstiti è stato scelto di conservarne integralmente la materia e i rapporti stratigrafici tra intonaci e giunti di allettamento della apparecchiatura muraria, senza operare integrazioni se non a scopo conservativo, ovvero per garantire la stabilità e la durabilità delle superfici storiche. Si è quindi puntato ad assicurare la massima permanenza e a salvaguardare l’autenticità delle superfici, ritenendole portatrici – nel loro dato materiale, testimoniale, tecnico esecutivo e nella modalità di interagire con gli agenti atmosferici e col passaggio del tempo – di un valore estetico specifico, unico e importante.

L’intervento di restauro, condotto dalla ditta Carena e Regazzoni di Cremona e dall’impresa appaltatrice di questo complesso lotto di lavori, la BRC s.p.a. di Genova, è stato diretto da Daniela Lattanzi con la direzione operativa di Daniela Marzia Mazzaglia; responsabile unico del procedimento e coordinatore del progetto è Antonio Giovanni Mazzeri, coadiuvato da Alice Festa.

I lavori hanno portato ad alcune importanti scoperte. Anzitutto hanno restituito leggibilità alle diverse e, verosimilmente, ravvicinate fasi di realizzazione dei volumi architettonici: è ora ben visibile l’ampliamento della facciata verso lago, operata forse in un’epoca successiva alla prima fase di costruzione del blocco architettonico, risalente agli ultimi anni del ducato di Guglielmo Gonzaga (1580 circa). L’ampliamento della porzione orientale del prospetto verso il lago dell’Appartamento Grande di Castello dev’essere avvenuto di lì a breve, forse ancora con Guglielmo o con suo figlio Vincenzo I, quindi a cavallo tra Cinque e Seicento.

Sulle superfici intonacate del prospetto orientale sono emerse tracce di policromia, che l’intervento ha documentato, consolidato e conservato. Queste indicano, unitamente alla presenza di incisioni sull’intonaco, quale potesse essere la monumentale decorazione architettonica dipinta sul prospetto della fabbrica. La documentazione di cantiere costituirà la base per la restituzione del disegno decorativo della facciata e per la sua divulgazione, attraverso pannelli informativi, proiezioni, comunicazioni o supporti digitali. In particolare, sul lato breve dell’edificio, ortogonale alla loggia di Eleonora, sono emerse in modo chiaro e leggibile – a un’osservazione ravvicinata – le incisioni ancora presenti sull’intonachino di finitura. Queste ci mostrano, pur in assenza di tracce di colore superstiti, come la facciata fosse ritmata da quattro colonne dipinte di ordine gigante poste su una massiccia zoccolatura e come in una delle campate fosse presente uno stemma monumentale, fiancheggiato da erme e da putti. Lo stemma sembra essere, per ragioni squisitamente araldiche, quello di Vincenzo I Gonzaga: reca, infatti, in alto il Monte Olimpo e sopra di esso una corona; s’intravede anche la traccia di un collare, un’onorificenza che potrebbe essere dell’Ordine del Redentore, fondato nel 1608. Al di sotto dello strato d’intonachino recante lo stemma, affiorano qua e là piccole tracce di colore: un giallo ocra e un viola intenso, databili a fine Cinquecento.

Il restauro, rispettoso delle permanenze, è consistito in un intervento di carattere conservativo, volto a preservare la materia storica attraverso un meticoloso lavoro di riadesione e consolidamento degli intonaci antichi, seguito dal descialbo puntuale e selettivo che ha permesso di ritrovare, sotto gli intonaci moderni cementizi, le tracce dell’apparato decorativo. Sono state rimosse le integrazioni di intonaco novecentesco, estremamente friabile, dissonanti sul piano cromatico (di colore nocciola, laddove gli intonaci storici sono a calce aerea a base chiara), in taluni casi morfologico (le modanature del coronamento sottogronda a modiglioni, fregio e cornici, che alteravano la forma dando luogo a profili sgraziati nelle proporzioni e disomogenei sotto il profilo geometrico e dimensionale) e stratigrafico (in quanto sovrapposto alle finiture originarie e a porzioni con tracce di policromia). Per motivi analoghi e di carattere conservativo è stato rimosso lo scialbo di materiale impermeabile, a base cementizia, dato a mano veloce a pennello su parti del coronamento di facciata: una sorta di intervento ‘consolidante’ che ha invece determinato la polverizzazione e il distacco di buone porzioni della finitura originaria sottostante, costituita – per quanto ancora permane in opera – da un intonachino a base di calce con scialbo bianco.

L’intervento di restauro proseguirà a breve sul fronte esterno della Rustica, del Cortile della Cavallerizza e della loggia di Eleonora. A partire da questa primavera o all’inizio dell’estate, l’Appartamento Grande di Castello sarà oggetto di un nuovo intervento, di consolidamento strutturale e miglioramento sismico.

«Le tracce ornamentali emerse – commenta il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso – in parte confermano e in parte integrano l’immagine che di quei prospetti ci è consegnata da alcune antiche fonti figurative, come a esempio la famosa veduta di Mantova, da San Giorgio, contenuta nella pala di Francesco Borgani con “San Francesco che intercede per la cessazione di un’epidemia”. I colori dovevano essere brillanti; la complessa stratigrafia fornisce prova di quanto sappiamo delle facciate dipinte: gli intonaci erano sostituiti e sovrapposti frequentemente. Oggi la città reca tenui tracce della sua antica, vivace policromia».

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