9) MANTOVA

Città regale, città di sogno e di leggenda…

Le sue origini sono antichissime tanto che la leggenda le fa risalire a oltre 3000 anni fa.

La leggenda più conosciuta la dicono fondata dall’indovina greca Manto, o da Ocno (o Ocno Bianore) suo figlio a capo di una colonia etrusca, 500 anni prima di Roma. L’origine etrusca è confermata anche dagli storici antichi.

Mantova fu invasa dai Galli nel 591 a.C., dai Romani nel 224 d.C. (epoca di Virgilio e San Longino), dai Barbari nel 401 d.C. che si alternarono ai Visigoti, Bizantini, Lomgobardi, Franchi (rinvenimento del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo).

Dopo i periodi di dipendenza dai Re d’Italia dall’888 al 971 e dagli imperatori tedeschi dal dal 971 al 976, Mantova ebbe per più di 100 anni la dominazione da parte dei Canossa (secondo rinvenimento della reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo – Sant’Anselmo, patrono di Mantova voluto da Matilde di Canossa).

Nel 1116 finalmente i mantovani costruirono il loro Libero Comune, partecipando nel 1167 alla Lega Lombarda e alla battaglia di Legnano nel 1176, contro Federico Barbarossa; ma le lotte interne per conquistare il potere portarono i Bonacolsi alla signoria di Mantova avvenuta dal 1276 al 1328 con Pinamonte (1276-1291) – Bardellone (1291-1299) – Guido detto Botticella (1299-1309) – e Rinaldo detto il Passerino (1309-1328).

Ad essi sono succeduti i Gonzaga che governarono per ben 379 anni dal 1328 al 1707, dando grande lustro e decoro alla città, istituendo industrie artigianali, ma non rialzando le condizioni del popolo lavoratore, né alleviando le miseria molto diffusa.

A completare l’opera di impoverimento del popolo furono gli stranieri quali austriaci e francesi che si alternarono per 159 anni, con guerre, persecuzioni e saccheggi delle migliori opere d’arte.

Mantova partecipò alle lotte per l’indipendenza d’Italia e l’11 ottobre 1866, con la sua annessione al al regno di Vittorio Emanuele II, cessava la sua triste funzione di fortezza ad iniziava il suo risanamento materiale e morale.

Il 25 luglio 1926 Mantova ricevette la Medaglia d’oro per l’alto segno di nobiltà patriottica con questa dicitura: “in ricompensa del sacrifico da essa compiuto per la causa della redenzione nazionale”.

mantova

Da chi vi proviene da Nord e da Est, la città si presenta ancora oggi, in un’atmosfera irreale, quasi magica, con le sue torri e i suoi campanili che sembrano emergere, come per incanto, dallo specchio delle acque circostanti.

Il Mincio a Mantova si allarga trasformandosi in tre laghi: Superiore, di Mezzo e Inferiore, ma anticamente vi era un quarto lago chiamato Paiolo.

L’etimologia del toponimo Paiolo rimanda a “parium” e al suo diminutivo “pariolum”, termini risalenti al latino medievale significanti bassura paludosa e proprio perchè più facile a impaludarsi, fu prosciugato per rendere l’ambiente più salubre e in prospettiva consentire lo sviluppo urbanistico della città di Mantova, ormai troppo limitato dalla conformazione insulare. L’opera di bonifica fu  completata solo nel 1905.

I dati geologici e paleoambientali indicano che durante l’antica età del Bronzo (1800 a.C. circa), lungo il fiume Mincio, a valle dell’attuale città di Mantova, si sviluppò un lago di origine naturale. L’assetto dei laghi di Mantova fu però creato nel 1190 ad opera dell’ingegnere Alberto Pitentino. Essendo queste opere idrauliche, un monumento di ingegneria idraulica, antiche di oltre otto secoli, si è indotti a pensare che i laghi di Mantova siano anch’essi “laghi naturali” anziché sbarramenti fluviali artificiali.

Il lago Superiore è il più grande dei tre per superficie e volume ed è regolato a una quota di 18 m s.l.m., circa tre metri più alta rispetto ai laghi Inferiore e di Mezzo al secondo dei quali è collegato attraverso il manufatto di sostegno del Vaso di Porto o Vasarone.

Questa diga creò per invaso la formazione del lago Superiore allontanando il rischio dell’impaludamento. Col tempo questa diga fu denominata come Ponte dei Molini, che derivava il nome da ben dodici mulini ciascuno dedicato a un Apostolo che sfruttavano a fini produttivi il salto di alcuni metri esistente tra i laghi.

Attualmente è in attesa di realizzazione un progetto di sfruttamento del salto al fine di produrre energia elettrica. Nei mesi estivi fiorisce il Fiore di Loto (nelumbium nucifera);  la sua introduzione nel lago Superiore fu dovuta ad Anna Maria Pellegreffi, giovane laureata in Scienze Naturali presso l’università di Parma che si occupò del trapianto dei rizomi nel 1921.

Il lago di Mezzo è più piccolo degli altri come estensione e volume ma è quello che raggiunge la profondità maggiore, 15 m ed è regolato a una quota di 15 m s.l.m. come il lago Inferiore dal quale è diviso dalla diga e dal ponte di San Giorgio già esistente nel 1199.

Nelle acque del lago di Mezzo si può rinvenire un rarità autoctona, il Trigol (Trapa natans) chiamato anche castagna d’acqua, dai frutti commestibili che si raccolgono nel tardo autunno.

Il lago Inferiore è il meno profondo tra i tre laghi avendo una profondità massima di solo 9 m e una media di 3 m. Si trova a una quota di 15 m uguale a quella del lago di Mezzo.

VALLAZZA (ph Parco del Mincio)

La diga Masetti separa il lago Inferiore dalla Vallazza e dal basso corso del Mincio.

Dall’anno 1947 i terreni sulla riva sinistra furono interessati dalla nascita della zona industriale di Mantova iniziandosi i lavori per la costruzione di una raffineria, ancora oggi attiva, che iniziò la produzione nel dicembre del 1953.

Per non stancare il lettore su ciò che Mantova a livello storico, artistico e culturale è in grado di proporre, si riportano qui si seguito alcune curiosità e cenni storici con l’intento di alimentare ulteriormente il desiderio di visitarla.

Vi chiederete – ma a Mantova ci sono solo cose vecchie? – Ebbene sì, soltanto “cose vecchie”, ma pensate che una sola di queste “cose vecchie” sarebbe l’orgoglio di città immense e moderne come New York, Dubai, ecc. Comunque un monumento relativamente nuovo c’è ed è il monumento a Virgilio.

Il primo monumento fu innalzato nel 1797 su richiesta del generale francese Sextus Alexandre Francois De Miollis, comandante dell’assedio di Mantova nella prima Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, inaugurato nel 1801 allo scopo di onorare il poeta latino.

Nel 1877 l’economista e senatore del Regno d’Italia Giovanni Arrivabene costituì un comitato per la raccolta di fondi per la costruzione di un nuovo monumento nell’attuale Piazza Virgiliana.

L’anfiteatro ottocentesco fu iniziato nel 1919 in marmo di Carrara su disegno dell’architetto Luca Beltrami sulla cui sommità è stata posta un’imponente statua in bronzo opera dello scultore milanese Emilio Quadrelli.

I lavori si conclusero il 16 ottobre 1926, mentre l’inaugurazione ufficiale fu il 21 aprile 1927 per una spesa complessiva di oltre un milione di Lire.

MANTOVA NELLA STORIA

Nel 1600 Mantova veniva giudicata la più bella città non solo d’Italia, ma di tutta Europa.

Un inglese di quel tempo scriveva – “dolcissimo paradiso è la città di Mantova, dove io bramerei vivere”.

In piazza Sordello, teatro di corte dei Gonzaga, si trova la cosidetta “Casa di Rigoletto” dove, secondo la leggenda, avrebbe abitato il buffone di corte dei Gonzaga che ispirò Giuseppe Verdi nella famosa opera “Rigoletto” (dal francese rigoler). In realtà Rigoletto non vi ha mai abitato in quanto fu la dimora dello psicologo, filosofo e pedagogista italiano Roberto Ardigò.

La Reggia dei Gonzaga meglio conosciuta col nome di Palazzo Ducale iniziata dai Bonacolsi e terminata dai Gonzaga che, dopo il Vaticano di Roma è il più vasto complesso monumentale esistente in Italia. Occupa con i suoi cortili e 15 giardini una superficie di 34.000mq. dei quali 14.000 coperti da fabbricati con 450 stanze stupendamente decorate dai più illustri artisti.

Nella Reggia c’è un appartamento molto curioso: l’Appartamento dei Nani.

Fu costruito nella metà del ‘500 dall’architetto G.B. Bertani, allievo e collaboratore di Giulio Romano che costituiva la maggior curiosità del Palazzo. Vi sono delle stanzette ornate di stucchi (un tempo dorati); tre scale con gradini molto bassi s’immettono nel Cortile d’onore. Porte, mobili e arredi furono asportati o distrutti.

L’Appartamento dei Nani o Scala Santa, che per molti anni si è creduto fesse l’appartamento dei nani di corte dei Gonzaga, pare, invece, sia una riproduzione in misura ridotta della Scala Santa di San Giovanni in Laterano.

 In piazza Sordello accanto a Palazzo Bonacolsi si eleva la Torre della Gabbia, così detta per il gabbione di ferro fattovi applicare dal Duca Guglielmo Gonzaga nel 1376.

Nella gabbia molto sporgente e quindi ben visibile dalla strada, venivano rinchiusi i condannati e il promo che la abitò sembra sia stato un famoso ladro.

 Il secondo piano del Castello di San Giorgio è sacro alla memoria degli italiani. Alcune stanze come ad esempio la Scaletta dei Martiri e il Camerino delle bastonature, furono trasformate in celle carcerarie per i Martiri di Belfiore, prima di essere condotti al supplizio.

La basilica si Santa Barbara, un tempo chiesa della Reggia, una magnifica costruzione dell’architetto G.B. Bertani tra il 1563 e il 1565. Di grande ammirazione anche il campanile, che termina con un originale edicola circolare.

Mantova-piazza_sordello

Nel Duomo di Mantova sotto l’Altare Maggiore, sono conservate le reliquie di Sant’Anselmo, protettore della città. Vescovo di Lucca e assistente ecclesiastico della contessa Matilde di Canossa, morì a Mantova il 18 marzo 1086 e ogni anno il 18 marzo, festa del Patrono, la salma viene esposta ai fedeli.

PIAZZA VIRGILIANA: sistemata dall’arch. Paolo Pozzo dal 1797 al 1799, durante la denominazione francese e dedicata nel 1801 al più grande poeta latino Virgilio.

Il magnifico Monumento a Publio Virgilio Marone è opera dell’arch. Luca Beltrami per l’opera architettonica; mentre la statua in bronzo alta 5,30 metri è opera dell’arch. Emilio Quadrelli e i due gruppi allegorici in marmo (poesia epica e pastorale) sono dello scultore mantovano Giuseppe Menozzi. L’intero monumento misura 17 metri e fu inaugurato nel 1927.

Parco Te era un’antica località un tempo separata dalla città, dove si svolgevano corse dei cavalli e dove i Gonzaga costruirono le scuderie (oggi chiamate fruttiere) per i loro famosi allevamenti di cavalli.

mantova_palazzo_te

La volta della Sala dei Giganti a Palazzo Te, progettata da Giulio Romano e decorata dal suo miglior allievo Rinaldo Mantovano nel 1532 con colossali figure è dotata di un singolarissimo eco. Data l’originale struttura architettonica della sala, essa favorisce un eco potente tanto da permettere di trasmettere lievi rumori a distanza: si provi a parlare a bassa voce negli angoli opposti della sala.

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