VITTORINO DA FELTRE E LA SCUOLA “CA’ ZOIOSA” DI MANTOVA

Vittorino de’ Rambaldoni, detto “da Feltre”, nacque a Feltre in provincia Belluno nel 1373 o 1378 (data incerta) e morì a Mantova il 2 febbraio 1446. Vittorino era figlio di Bruto, uno scrivano di nobili origini: i Rambaldoni erano stati infatti i possessori del castello di Fianema, nella pieve feltrina di Cesio.

Vittorino da Feltre al servizio dei Gonzaga fu il più noto pedagogo dell’Umanesimo

Vittorino da Feltre inventore della scuola Ca' Zoiosa.jpg

Nel 1422 Vittorino da Feltre lasciò la cattedra di Padova e tornò a Venezia dove aprì un’altra scuola convitto con studenti di tutta Italia. Questa sistemazione, che dovette sembrargli definitiva, non era invece destinata a durare a lungo, perché l’arresto di suo cugino padovano Enselmino degli Enselmini per reati politici, lo indusse ad accettare l’invito del signore di Mantova Gian Francesco I Gonzaga, che gli offrì l’incarico di precettore dei suoi figli e figlie.

Arrivato a Mantova fondò quasi subito (1423), la prima scuola-convitto situata all’interno di un edificio di proprietà della famiglia Gonzaga; scuola realizzatrice degli ideali umanistici fusi con lo spirito cristiano, a cui diede il nome di “Ca’ Zoiosa” (Ca’ Gioiosa).

Situata a Mantova tra il castello di San Giorgio e la Magna Domus, ma staccata e isolata da essi, la scuola si trovava in un edificio destinato ai piaceri e alle danze della corte gonzaghesca (la “Casa Giocosa”). Fu commissionata probabilmente da Francesco I Gonzaga, IV capitano del popolo, che agli inizi del Quattrocento effettuò rilevanti interventi architettonici e urbanistici nella zona della corte e del vescovado.

Presso la “Ca’ Gioiosa” la giornata trascorreva in un intenso lavoro, in cui l’esercizio mentale si alternava alle pratiche ginniche. Proprio in questo sta uno dei meriti più grandi di Vittorino: essere stato uno dei primi a realizzare un tentativo di armonico sviluppo mentale e corporeo.

L’insegnamento si basava ancora sulle arti del trivio e quadrivio, ma Vittorino lo curava moltissimo soprattutto nell’approfondimento delle conoscenze. Nondimeno, egli voleva che terminato lo studio, questo fosse lasciato da parte, di modo che la mente potesse ritemprarsi: per questo motivo egli si curava molto anche degli esercizi ginnici, della lotta, delle escursioni al vicino lago di Garda, alle stesse Alpi.

Gli svaghi quindi non mancavano, ma non mancava neppure una rigida disciplina, di cui Vittorino si mostrava custode, ottenuta con mezzi semplici, primo fra tutti la religiosità. Infatti Vittorino si preoccupò moltissimo di formare non solo giovani eruditi, (nel 1433 fu educato Federico da Montefeltro, futuro duca di Urbino), ma soprattutto anime rette ed integre, per cui aggiungeva alla preparazione scolastica, in cui era coadiuvato da maestri scelti da lui stesso, un’intensa pratica religiosa, basata soprattutto sulla Messa e sulla preghiera.

Mantova - chiesa di Santo Spirito
Mantova – chiesa di Santo Spirito

Vittorino diresse la scuola mantovana, che contava fra i trenta e i quaranta allievi, sino alla morte, avvenuta a Mantova il 2 febbraio 1446 e sepolto nell’antica chiesa di Santo Spirito

Nella direzione della scuola e nell’educazione dei figli del marchese Ludovico Gonzaga gli successe l’allievo Iacopo da San Cassiano (che ereditò anche la biblioteca di Vittorino); nel 1449 a Iacopo subentrò Ognibene da Lonigo (detto “il Leoniceno”)

Dell’edificio non è rimasta traccia. Con tutta probabilità fu inglobato in epoche successive nelle costruzioni che portarono alla realizzazione di una delle corti più grandi d’Europa.

Mantova - lapide commemorativa dedicata a Vittorino da Feltre
Mantova – lapide commemorativa

Coerentemente con questa sua figura, Vittorino da Feltre aveva praticamente abolito ogni punizione corporale, limitando i castighi alla perdita della benevolenza o del sorriso del maestro. Si mostrava inesorabile solo con la bestemmia e il turpiloquio: a tal punto che non esitò a schiaffeggiare pubblicamente Carlo Gonzaga, che, giocando alla palla, aveva bestemmiato. Chiunque altro avrebbe pagato uno scotto assai grave per una tale imprudenza; Vittorino non ne subì mai le conseguenze, né il giovane Carlo si dimostrò mai astioso col maestro.

Del resto Vittorino fu un personaggio molto particolare nella sua vita privata: di carattere facile all’ira, pretendeva da sé stesso ancor più che dai suoi alunni, conscio del fatto che per ottenere dal prossimo, bisogna innanzitutto ottenere da sé stesso. Vittorino non cercava né d’incantare, né d’intimorire: metteva solo in soggezione tutti coloro che alla sua presenza si sentivano in errore. Egli non conosceva che cosa fosse l’ozio, occupando ogni istante del suo tempo con azioni che riuscissero di comune utilità. In due cose dovette lottare particolarmente con sé stesso: da giovane, contro i suoi desideri più intimi, in ogni età contro la naturale iracondia. Non si volle mai sposare, quantunque gli si fosse presentato un partito assai ambito, per potersi dedicare completamente ai suoi figli: gli alunni. Tuttavia dal fatto che acconsentì a educare le figlie e la cognata del Gonzaga, possiamo facilmente ricavare che egli non considerava la donna un essere inferiore, né era misogino: semplicemente riteneva che alla sua missione di educatore convenisse il celibato, per una maggiore libertà di azione.

Nella vita privata egli manteneva il suo contegno, cercando di sanare le inimicizie, facendosi promotore di una lotta costante contro le ingiustizie, e non esitava nemmeno a dar torto allo stesso Gonzaga, se aveva compiuto alcuni atti riprensibili.

Pisanello. Medagli adi Vittorino da Feltre anno 1446 circa

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