OROLOGIO ASTRONOMICO E ASTROLOGICO DI MANTOVA

MUSEO DEL TEMPO SULLA TORRE DELL’OROLOGIO COMPIE 550 ANNI

Dopo i lavori di recupero dovuti dal sisma la Torre dell’Orologio ospita il Museo del Tempo, un excursus veloce ma esaustivo dalla preistoria a dopo Einstein su come l’uomo ha misurato lo scorrere delle ore, dove si potranno ammirare i pezzi originali del vecchio orologio astrologico.

La Torre dell’Orologio fu innalzata nel 1472 su disegno di Luca Fancelli e l’anno successivo fu arricchita da un orologio pubblico ideato dal matematico e astrologo Bartolomeo Manfredi.

L’orologio, vero gioiello della tecnica, indicava le ore, la posizione dei pianeti, il crescere e il calar del giorno, i segni zodiacali, le fasi lunari e persino i giorni favorevoli per fare salassi, seminare, partire per un viaggio.

Oltre a tutto ciò, tale macchinario fungeva da orologio giuridico. Quando veniva commesso un omicidio si faceva riferimento all’orario che veniva indicato per il decesso e da quello, attraverso una serie complicata di calcoli si otteneva un risultato che andava paragonato ad una tabella precedentemente stilata.

Da questa si otteneva una posizione geografica ben precisa all’interno del territorio cittadino. Appena saputo il quartiere e la via si procedeva al prelievo del sospettato che veniva successivamente torturato e, una volta ammessa la colpa, giustiziato. Questa procedura assai bizzarra venne abbandonata intorno al XVII° secolo quando la scienza e la giustizia fecero dei grandi passi avanti relegando la veridicità del giudizio dell’orologio ad una leggenda.

L’orologio funzionò fino ai primi del Settecento poi fu trasformato in un normale meccanismo per il sole e per le ore; in una ristrutturazione di quel periodo, progettata da Doricilio Moscatelli, furono chiuse le trifore duecentesche e aperte ampie e luminose finestre.

Infine, nella prima metà del Novecento, il Palazzo fu riportato alla struttura originaria dall’architetto Aldo Andreani, che eliminò le sovrapposizioni barocche.

Palazzo della Ragione

La Torre è stata affiancata al Palazzo della Ragione, edificato nel 1250. Nel periodo del dominio della famiglia Canossa intorno all’XI° secolo vi era una costruzione di fianco alla Rotonda di San Lorenzo adibita a ospizio per i pellegrini che venivano a Mantova per le Sacre Reliquie del Sangue di Cristo, successivamente trasformata in palazzo comitale e poi vescovile fino a che il Comune nel 1251 lo ricostruii adibendolo a Mercato delle Biade.

Nelle parte dei portici, oggi occupata da vari negozi e ristoranti, vi erano gli “uffici Comunali” dell’epoca: registro degli “Istrumenti , il dazio etc.

Nel periodo gonzaghesco fu congiunto al palazzo del Podestà e dopo che questo fu distrutto da un incendio nel 1413 fu denominato Palatium Juris per  lo svolgimento delle cause e dei processi. L’edificio fu più volte modificato e rimaneggiato.

Pagina a cura del prof. Mendes Biondo

(n.2 foto di CultureFor)

Occorre tener presente che allora le persone non utilizzavano orologi e tanto meno cellulari o Pc per avere informazioni sul tempo: si guardava il sole, si sentivano le campane e si utilizzava, un orologio collettivo. L’orologio che noi vediamo in piazza Erbe era particolarmente complesso e dava molte informazioni.

Per essere un orologio degno di tal nome, come scriveva Pietro Adamo De Micheli nel Quattrocento, doveva avere «otto effetti»:

El primo è di sapere quante hore sono secundo el vulgo,

El secundo di sapere, anci, vedere continuamente in qual signo zodiacale et in qual grado serà il Sole;

El terzo di sapere et vedere similmente in qual signo et grado sera’ continuamente la Luna

El quarto era di mostrare una carta del cielo materializzata con ascendente…

El quinto effetto di sapere qual pianeta regna qualunque hora…

El sexto effetto è di sapere le hore particulari de’ Mantuani, cioè la campana dal dì mattutino, (ovvero l’Avemaria del mattino, che si suonava con la squilla, la campana più piccola del campanile), l’Offitiala da matina (si suonava al sorgere del Sole), la Terza (si suonava a metà mattina), la Nona (si suonava a mezzodì…).

El septimo effetto è di sapere le ore d’i astrologi, cioè quante hore siano passate doppo el mezo dì.

L’octavo et ultimo effetto è di sapere continuamente quanto sia longo el di et la note da ogni tempo.

Va tenuto presente che mentre oggi si considera “giorno” il periodo di ventiquattro ore che va da una mezzanotte all’altra, allora il giorno andava da un tramonto all’altro o a circa mezz’ora dopo, quando si suonava l’Avemaria. La prima ora del nuovo giorno era dunque la prima ora di notte, e mutava con il graduale variare delle stagioni.

Bartolomeo Manfredi, detto anche “dell’Orologio”, colui che installò l’orologio, era matematico e astrologo, “figlio d’arte” perché il padre aveva già costruito in città un orologio pubblico. Bartolomeo, “era inteligento”, scrisse il cronista contemporaneo Andrea da Schivenoglia, “e se deletava de astrologia”, arte cui era stato iniziato da Vittorino da Feltre, in Ca’ Zoiosa.

Pietro Adamo de’ Micheli era invece un illustre giureconsulto e letterato mantovano, che, tra l’altro, introdusse a Mantova la stampa nel 1471 e che ci ha lasciato la seguente preziosa descrizione dell’orologio: “Rivolto verso Nord-Ovest l’orologio ha l’oriente a sinistra, verso la reggia del principe. Una tettoia di marmo (originale) ripara il quadrante, ch’era coronato di dodici tondi contenenti i ritratti di altrettanti «famosi et doctissimi homini”. Il quadrante è incorniciato da un festone costituito da un ramo d’alloro con bacche dorate.

Oltre alle ore erano riportati i segni zodiacali, le ore planetarie, i giorni della Luna, la posizione degli astri, utile a sapere se un certo momento della giornata era o no sotto l’influsso di pianeti favorevoli. Fatto certo è che a questo orologio tutta la città si rivolgeva, non solo per orientarsi sulle ore ma anche per ricevere informazioni e responsi sull’andamento del clima e delle stagioni, sui giorni favorevoli e non, sull’opportunità di fare o non fare certe scelte di tipo quotidiano e lavorativo.