SANT’ANSELMO DI LUCCA PATRONO DI MANTOVA

Fu gran consigliere di Matilde di Canossa

Sant'Anselmo - cattedrale Mantova

Anselmo di Baggio (dove è nato) o Anselmo II di Lucca (dove è stato vescovo) o di Mantova (dove è morto ed è sepolto) viene solennemente ricordato il 18 marzo nelle città di Mantova e Lucca, a San Miniato e nell’Ordine benedettino; nipote di Alessandro II (al secolo Anselmo I da Baggio, già vescovo di Lucca e papa dal 1061 al 1073), fu nominato vescovo di Lucca dallo zio, suo omonimo e fondatore del Duomo lucchese nel 1060. È venerato anche in molti altri luoghi benché a volte confuso con Sant’Anselmo d’Aosta.

Altro momento da sottolineare nella vita del Santo è la carica morale, il rifiuto dell’agiatezza, l’amore per la giustizia. Conformemente a tali principi e secondo le disposizioni papali egli si batté nella sua diocesi per la riforma dei costumi del clero. In ciò fu così intransigente che arrivò a pretendere, non senza riceverne astio e persino disobbedienza, che i canonici di Lucca vivessero in comunità insieme al loro vescovo. Nella lotta poi fra Gregorio VII e l’antipapa Clemente III eletto dall’imperatore (che si era nel frattempo ripreso, per così dire, dalla cocente umiliazione) Sant’Anselmo si schierò con decisione dalla parte del legittimo Papa romano dal quale e per il quale fu incaricato di delicate missioni di “persuasione” in Germania e in Lombardia. Il “Martirologio Romano” (libro liturgico e costituisce la base dei calendari liturgici che ogni anno determinano le feste religiose) lo cita nello stesso giorno: “a Mantova, transito di Sant’Anselmo, Vescovo di Lucca: fedelissimo alla Sede Romana, durante la lotta per le investiture ripose nelle mani del Papa San Gregorio VII l’anello e il pastorale che a malincuore aveva ricevuto dall’ imperatore Enrico IV; scacciato dalla sua sede da parte dei canonici che rifiutavano la vita comune con lui, fu mandato come legato in Lombardia dal papa, al quale fu di grande aiuto“.

Il santo Patrono di Mantova visse 46 anni, dal 1040 al 1086. Alcuni momenti sono significativi nella vita del Patrono mantovano: i suoi rapporti con Matilde di Canossa, la sua intransigenza morale, la sua costante difesa del Papa contro l’Imperatore. È noto come l’andata a Canossa in clamorosa umiltà di Enrico IV, scomunicato per sottomettersi al Papa Gregorio VII, sia risultata il frutto dell’ attenta mediazione di Matilde. Questo singolare ed eccezionale personaggio storico femminile che difese in ogni modo il papa e sempre ne sostenne i diritti quale capo della Chiesa contro l’imperatore, era stato affidato dal Papa stesso alla cura spirituale del vescovo di Lucca. Questi le fu sempre grande consigliere anche nelle vicende politiche del tempo e Matilde di Canossa fu al vescovo Anselmo così grata che lo accoglierà nell’esilio mantovano e gli sarà vicina anche in punto di morte.

Proprio in Lombardia svolse il compito di legato permanente. Stabilitosi quindi a Mantova, terre di proprietà della Grancontessa, impegnò la città nell’opera di riforma e di sostegno del Papa tanto da fare della stessa un centro propulsore di vita religiosa per tutta la regione.

Sant'Anselmo

Anselmo si spense a Mantova il 18 marzo 1086: la contessa Matilde, a furor di popolo, ordinò che venisse sepolto nella cattedrale cittadina. Il suo corpo, esumato alcuni secoli dopo, fu trovato integro, e tale rimane ancora oggi.

Nelle chiese mantovane (sia del capoluogo che della provincia) numerose sono le pale d’altare che raffigurano Sant’Anselmo in atto di offrire alla Madonna la città di Mantova. Nel 1640 Maria Gonzaga, reggente del Ducato, volle consacrare la città alla cosiddetta “Madonna di Sant’Anselmo” e promosse il culto mariano dell’Incoronata (già santa Maria dei Voti) alla quale legò indissolubilmente la figura del vescovo-patrono. Questo tema iconografico fu ripetutamente ripreso anche nei secoli successivi tramite la diffusione popolare di stampe e di immaginette devozionali.

anselmini

Casa Gonzaga aveva contribuito tuttavia, già dal Cinquecento, a diffondere in ogni ambiente l’immagine del vescovo-santo riproducendola persino su certe diffusissime monete, dette appunto “anselmini”.

fedeli venerano Sant'Anselmo

Nel Settecento e nell’Ottocento la fama del Santo si espanse ulteriormente al di fuori dell’ambito cittadino e l’ininterrotta tradizione popolare della visita alle sue spoglie, esposte in duomo nel giorno della festa, contribuì a richiamare dal contado folle di fedeli e di curiosi, attratti anche dai pubblici divertimenti profani organizzati in piazza per quella stessa occasione.

La presenza del suo corpo incorrotto fu attribuita dal popolo ad un miracolo e l’arca dove riposano le sue spoglie divenne méta di preghiere e di richieste di grazie.

Ogni anno nel giorno della ricorrenza della morte, viene tolta la copertura esterna dell’altare maggiore, dove si trova, ed il corpo del santo è reso visibile per la venerazione dei fedeli.

Pagina curata da Grazia Baratti (Fonti: Diocesi e Comune di Mantova)