La RANA e L’ASINELLO – FAVOLA BELFORTESE

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Nello l’asinello

A Belforte, un ridente paesino della valle padana, c’era un simpatico asinello che si chiamava NELLO.

VIVEVA IN UNA BELLA cascina proprio VICINO AL FIUME OGLIO E IL SUO PADRONE, PEPPINO DETTO BEPI, GLI VOLEVA UN GRAN BENE, ANCHE PERCHÉ DOPO LA SCOMPARSA DELLA MOGLIE, NELLO ERA RIMASTO LA SUA UNICA COMPAGNIA.

ALL’ALBA DI OGNI GIORNO L’ASINELLO ENTRAVA IN CASA, SI AVVICINAVA AL LETTO E SVEGLIAVA BEPI LECCANDOLO SULLE GUANCE, POI LO ASPETTAVA PER LA COLAZIONE PERCHÉ SAPEVA CHE QUALCHE BISCOTTO O UN PO’ DI ZUCCHERO SICURAMENTE SAREBBERO CADUTI SOTTO AL TAVOLO.

In cucina , appollaiato sul suo trespolo di legno , c’era anche GARIBALDI , il pappagallo che Bepi aveva trovato sull’albero del suo orto , sicuramente fuggito da qualche gabbietta lasciata aperta.

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 il pappagallo Garibaldi

Era lui che tutte le mattine, al sorgere del Sole, dava la sveglia a tutti gli abitanti della cascina Cantando a squarciagola “ FRATELLI D’ITALIA …..”, una delle canzoni che il suo nuovo padrone gli aveva insegnato. E così le giornate scorrevano tranquille e felici per Bepi e per i suoi animali, finchè una sera di luglio arrivarono tre ragazzi del circolo “La Torre“ con aria molto preoccupata.

IL FATTORE CAPÌ SUBITO CHE QUALCOSA NON ANDAVA E ANDÒ LORO INCONTRO PER CHIEDERGLI CHE COSA FOSSE SUCCESSO. LORIS, CHE ERA IL PRESIDENTE, GLI SPIEGÒ LA TRAGICA SITUAZIONE: A UNA SETTIMANA DALLA FESTA“ D’LA RANA E DAL STRACOTT“ IL POVERO ASINELLO CHE DOVEVA ESSERE SACRIFICATO PER PREPARARE LO STRACOTTO, purtroppo NON ERA ANCORA STATO TROVATO, per questo motivo chiesero a Bepi se potevano prendere NELLO per risolvere il loro problema. Il contadino in lacrime gli disse che il sacrificio che gli chiedevano era enorme, ma che avrebbe accettato solo per salvare la Festa di Belforte.

A quel punto però espresse un desiderio: chiese solamente che il suo caro asinello rimanesse ancora un giorno nella cascina per poter trascorrere la notte in sua compagnia e svegliarsi accanto a lui per l’ultima volta.

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NELLO, ANCHE SE NON CAPIVA IL LINGUAGGIO DEGLI UMANI, INTUÌ CHE PER LUI LA SITUAZIONE NON ERA MOLTO FELICE E NE EBBE LA CERTEZZA QUANDO IL SUO PADRONE , AVVICINATOSI ALLO STECCATO ACCAREZZANDOLO SCOPPIO A PIANGERE.

In quel momento gli sguardi dei ragazzi Si fecero più insistenti verso il povero nello e lui,triste e rassegnato, si avviò nell’angolo del suo recinto per quella che pensava essere la sua ultima scorpacciata di erba fresca. Non fece in tempo ad addentare il primo ciuffo di erba che si udì un gracidio forte e deciso: “hei, ma che fai non vorrai mangiarti una rana piccola e indifesa come me?“.

 

L’asinello fece un balzo indietro e rimase a bocca aperta senza parole. “Ma io ti conosco, tu sei Nello, ti vedo sempre quando vieni a bere allo stagno“.

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 la rana Adriana

PIACERE DI CONOSCERTI, IO SONO ADRIANA LA RANA”. “E PERCHÈ“ , CHIESE L’ASINO, “INVECE DI STARTENE IN ACQUA TI NASCONDI IN MEZZO ALL’ERBA?“. “MA COME, NON SAI IN CHE MESE SIAMO, E’ LA PRIMA SETTIMANA DI LUGLIO E TUTTI I RANÈR DI BELFORTE STANNO PESCANDO PER PROCURARE LA MATERIA PRIMA PER LA FESTA, PROPRIO NOI POVERE RANE“, RISPOSE ADRIANA. “HO PAURA CHE ANCHE IO FARÒ UNA BRUTTA FINE“, DISSE NELLO, “PENSO PROPRIO CHE NELLA PENTOLA DELLO STRACOTTO , QUEST’ANNO CI FINISCA IO“. “NON TI PREOCCUPARE, HO UNA NOTIZIA DA DARTI CHE TI SOLLEVERA’ IL CUORE“ DISSE LA RANA AVVICINANDOSI CON UN BALZO ALL’ ORECCHIO DELL’ASINO .

”L’ALTRO GIORNO, LE MIE AMICHE CHE VIVONO DALL’ALTRA PARTE DELLO STAGNO MI HANNO RACCONTATO CHE UN POVERO ASINELLO, MENTRE SALTAVA IL FOSSO VICINO ALLA SUA CASCINA, E’ CADUTO E SI E’ ROTTO UNA ZAMPA”. “ E QUESTO COSA VUOL DIRE ?“ CHIESE NELLO.

ADRIANA ALLORA ,CERCÒ DI SPIEGARSI MEGLIO: “ MA COME, NON CAPISCI? QUELLO CHE E’ SUCCESSO SARÀ LA TUA SALVEZZA, QUEL POVERO ASINO, PURTROPPO, DOVRÀ ESSERE UCCISO E IN PENTOLA, AL TUO POSTO, POTRÀ FINIRCI LUI“. “SI, MA COME FACCIAMO A SPIEGARLO AL MIO PADRONE?“, CHIESE NELLO ALLA SUA NUOVA AMICA.

“Questo è un bel problema“ sospirò Adriana, “hai ragione, noi non Parliamo la lingua degli umani e quindi come possiamo dargli la notizia, è impossibile”. “ Garibaldi !!!“, esclamò Nello ragliando  all’improvviso, “ma sei impazzito? “ gli chiese la rana stupita da quello slancio di euforia.

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Allora l’asinello gli spiegò con molta calma che Garibaldi era il pappagallo di Bepi ed allora l’asinello gli spiegò con molta calma che Garibaldi era il pappagallo di Bepi ed era l’unico che riusciva a parlare il linguaggio degli umani e quindi lui poteva aiutarlo in questa disperata impresa. E così fece, lo chiamò e gli disse quello che doveva riferire al suo padrone.

Al tramonto, quando il fattore rientrò dal lavoro nei campi, Garibaldi gli volò sulla spalla e gli raccontò le ultime novità che arrivavano dalla fattoria oltre lo stagno. Dopo che ebbe caricato sul rimorchio i suoi amici animali, Bepi girò in fretta il suo trattore e si avviò a tutta velocità verso la cascina per accertarsi che quello che gli aveva detto il pappagallo fosse la verità. Infatti quando arrivò davanti al cancello trovò proprio il medico degli animali che gli confermò l’accaduto. Poi gli spiegò che l’asinello purtroppo aveva fatto una brutta caduta e non era possibile curarlo; l’unica soluzione, per non farlo soffrire troppo, era quella di dargli una puntura che lo avrebbe fatto addormentare per sempre.

Bepi allora si diresse subito in paese, con un po’ di malinconia per il povero asino che doveva passare a miglior vita, ma felice perché il suo Nello poteva salvarsi dal pentolone dello stracotto.

Appena vide i ragazzi del circolo, in piazza a Belforte, fermò il trattore e gli raccontò quello che era successo. Dopo averne parlato fra di loro, chiamarono Bepi  e gli dissero di tornare tranquillamente alla cascina con il suo l’asinello. Il problema dello stracotto era risolto, la festa era salva, Nello, Adriana e il loro amico Bepi stavano tornando a casa, felici e contenti; meglio di così proprio non poteva andare.

Tutto è bene quel che finisce bene.

     ©Favola scritta da LETIZIA e GILBERTO LOATELLI

 

 

 

 

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