RANE CON LA FRITTATA ALLA BELFORTESE

L’origine e la tradizione Per le rane bisogna risalire alla posizione di Belforte, che si trova a fianco di una zona paludosa e piena di acquitrini, habitat favorito dalle rane .

La presenza delle rane ha affinato nei belfortesi l’arte della loro cattura, tanto che il conte Giovanni Nuvoletti nativo di Gazzuolo, descrisse il luogo come “ paes ad raner“ (paese di pescatori di rane).

I “raner“, quindi rifornivano le cucine delle trattorie. Uova e formaggio nelle corti contadine non sono mai mancati mentre lo strutto per friggere il tutto era condimento base nella cucina padana.

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Su queste basi poggia la tipicità belfortese delle rane, che fritte o immerse in nuvole di frittata stimolano il palato di tanta gente.

RICETTA della TRATTORIA “DA GINEN“ di BELFORTE

RANE CON LA FRITTATA ALLA BELFORTESE

Ingredienti per 4 persone:

16 rane pulite, 5 uova, grana padano tritato quanto basta, sale, olio o strutto per friggere e farina bianca

Preparazione:

Infarinare le rane e friggerle in abbondante olio o strutto bollente.

Mentre le rane friggono sbattere le uova con un pizzico di sale e amalgamare il formaggio tritato fino ad ottenere un impasto consistente.

Quando le rane saranno ben dorate scolarle dall’olio, raffreddarle per qualche minuto quindi coprire ogni rana con un po’ di frittata e rimetterle a friggere nell’olio bollente fino ad avere una frittata ben dorata. Asciugarle sulla carta per i fritti e servirle con polenta abbrustolita.


Cibo per la Mente

di Mendes Biondo

Gente di Dublino

Il libro giusto per vivere la magia di Dublino e dei suoi personaggi.

Lo consiglio a chi ama leggere storie brevi di vita quotidiana ma ricche di particolari.

In Gente di Dublino Joyce vuole mostrare la caduta dei valori morali, legati alla religione, alla politica e alla cultura di Dublino.

Tutti gli abitanti di Dublino sono “spiritualmente deboli”, hanno paura degli altri abitanti e sono in qualche modo schiavi della loro cultura, della loro vita familiare e politica ma soprattutto della loro vita religiosa.

In realtà, ciò che l’autore tiene a mostrare non è tanto questa situazione di debolezza, quanto il modo in cui questa si riveli alle “vittime” di questa “paralisi” morale. Quindi diventare consapevoli di questa situazione è proprio il punto di svolta di ogni storia: conoscere se stessi è alla base della morale, se non la morale stessa.

Ad ogni modo, pur se l’obiettivo di Joyce sembra prevalentemente morale, egli non si comporta mai come un educatore dando istruzioni su come superare questa situazione, anzi il tema principale dell’opera è l’impossibilità di uscire da questa condizione di “paralisi”. Ergo la “fuga” da questa situazione e il conseguente fallimento di questa fuga è un altro tema dell’opera.

Le storie seguono una sequenza tematica e possono essere suddivise in quattro sezioni, una per ogni fase della vita: l’infanzia (SorelleUn incontroArabia); l’adolescenza (EvelineDopo la corsaI due galantiPensione di famiglia); la maturità (Una piccola nubeContropartita, CenereUn increscioso incidente); la vita pubblica (Il giorno dell’EderaUna madreLa Grazia, I morti).

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