RODIGO – “C’ERA UNA VOLTA…” MOSTRA SUL FENOMENO DELL’EMIGRAZIONE DEL SECOLO SCORSO

Sarà l’affascinante contesto di Villa Balestra di Rodigo a fare da cornice della mostra dal titolo “C’era una volta …” che verrà proposta dall’Ente Manifestazioni Rodigo nei due fine settimana 6 e 7 e 13 e 14 gennaio 2018.

La cerimonia d’inaugurazione dell’esposizione che porrà l’accento sulle opere delle collezioni di personaggi come Adriano Ogliosi, Laura Savazzi, Reno Negri e Giulia Casari si terrà sabato 6 gennaio alle 16,30. La mostra sarà aperta al pubblico dalle 16,30 alle 19,30 nel giorno dell’Epifania, dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30 nei restanti giorni.

Il filo conduttore di questa iniziativa sarà il tema dell’emigrazione che nei primi decenni del secolo scorso venne vissuta da moltissimi italiani che hanno lasciato la propria terra natale per andare a cercare fortuna fuori dai confini nazionali e tra questi anche molti rodighesi.

L’intento dei promotori della mostra è quello di offrire uno spunto per riflettere su eventi che nel passato come in questi giorni raccontano di scelte non facili da compiere, ma dinanzi al desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita si affrontano con tanta determinazione e volontà.

In molti casi il cammino compiuto si è rivelato vincente, gli obiettivi fissati si sono raggiunti in altri invece il destino non ha riservato le medesime soddisfazioni.

L’iniziativa predisposta dal gruppo di appassionati guidato da Giancarlo Ronchi, che disporrà anche del patrocinio del Comune di Rodigo, sarà resa ancor più ricca di motivi d’interesse grazie ad alcuni eventi che si terranno nelle medesime date.

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Domenica 7 gennaio ad esempio, nella sala centrale di Villa Balestra alle 16,30 verrà proiettato in prima visione del film “Il canto di Natale” una rielaborazione della nota fiaba di Dikens che porta la firma nella regia di Daniela Gilli e Massimo Gallesi mentre la domenica successiva nel medesimo orario verrà proposto il concerto del chitarrista Nino Torraco.

Protagoniste, come si è ricordato più sopra, della quattro giorni rodighese saranno quindi collezionisti che hanno condiviso con grande entusiasmo il progetto culturale e storico che è alla base della mostra.

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Ho trascorso l’infanzia a Rivalta sul Mincio, – racconta Laura Savazzi parlando della figura del nonno e dei suoi documenti recuperati negli anni – mi sono trasferita a Mantova per gli studi fino al liceo, poi tra Pavia, Milano e Padova per completarli: laurea in Lettere moderne, specializzazione in Archeologia e Storia dell’Arte, master per Bibliotecari. Ho lavorato quasi quarant’anni nella scuola con passione, spaziando con ragazzi e adulti tra iniziative e laboratori assai vari. Ora da pensionata mi dedico a Mantova ai miei interessi culturali, anche come volontaria all’Università della Terza Età. Letteratura, storia, arte e fotografia sono le mie passioni. Il mio nonno paterno, Annibale Savazzi, era soprannominato in paese “Nibale merican”, perché a sette anni era emigrato con la famiglia (contadini poverissimi, padre, madre, fratello maggiore e fratello adottivo) per cercare lavoro nell’America del Sud; non conoscevo però i particolari di questo periodo della sua vita. Solo recentemente, visionando una copia del loro passaporto originale, è nata in me la curiosità di saperne di più: la mia ricerca attraverso saggi storici, documenti d’archivio, testimonianze, fotografie ha fruttato risultati sorprendenti… Ho riscritto in prima persona, immedesimandomi in ciascuno di loro, la cronaca della grande avventura. Ora questo pezzetto di storia familiare, vissuta sullo sfondo della storia generale dei movimenti migratori, diventa una mostra da condividere con chiunque le mostri interesse, specialmente nel luogo da cui è partita e ritornata”.

Giulia Casari

Giulia Casari, invece, è nata e cresciuta a Mantova. Si diploma all’Istituto d’Arte e nel contempo frequenta le classi di teoria, organo e sassofono del Conservatorio L.Campiani della città natale. In seguito si trasferisce a Roma dove si laurea in scenografia all’Accademia di Belle Arti e dove studia canto al Saint Louis Music Collage.

Da allora si esprime nelle più disparate attività artistiche: scenografia teatrale e cinematografica, assistente costumista, assisstente restauratrice, composizione e realizzazione di pezzi inediti e colonne sonore, costruzione o restauro di oggetti d’arredo, gioielli, quadri, serate live e quant’altro… qualsiasi idea o proposta è uno stimolo.

Un giorno – sottolinea Giulia – entrai nella vecchia tana di mio nonno. Egli costruiva, ammirava la bellezza nella storia dei vecchi oggetti, in una radice d’albero o anche solo in un semplice sasso di torrente. Trasformava le grezze materie trovate passeggiando in campagna. Io non l’ho mai conosciuto ma… sono io… a distanza di 30 anni è come se agissi con le sue stesse mani e fantasticassi con la sua stessa creatività. Da qui nasce la collezione … sono storie di lavoratori, di campagna, storie di persone, materie e oggetti di vita consumati dal tempo”.

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Ho iniziato questo lungo viaggio nel tempo – ribadisce Adriano Ogliosi – dopo il ritrovamento avvenuto molti anni fa in casa mia di una valigia di fibra che conteneva la corrispondenza di un mio zio disperso in Russia. La mia curiosità nello scoprire tante notizie racchiuse in questa valigia, e la sensazione che in altrettante ci fossero altre storie mi spinse ad andare alla ricerca di questi cimeli dalle forme e dai colori più svariati in uso dalla fine del 1800 agli anni ’60 del secolo scorso. Sono stati compagni di viaggio fedeli, anche verso posti molto lontani e sconosciuti, pochi quelli di piacere e tanti legati all’emigrazione. Tante di queste valigie sono state usate nelle più svariate professioni, o per deporvi attrezzi di lavoro. Tutte questi oggetti racchiudono una loro storia particolare e unica, questo è il motivo che mi spinge in questa ricerca, in questo viaggio a ritroso nel passato”.

Remo Negri

Mi sono appassionato – afferma Remo Negri – fin da subito agli orologi, al loro ticchettio, al loro scandire il tempo in modo perenne. Mi ha affascinato più ancora il cercarle e trovarle da riparare da restaurare da darle, o meglio ridarle la vita. Ora tutte le mie sveglie tutti i miei orologi misurano il tempo in casa mia dove posso ammirarle tutti i giorni. Oltre agli orologi sono appassionato di bonsai che coltivo ed accudisco anno per anno per darle le forme a loro più consone ed a me più gradite. Tutto solo ed esclusivamente per passione e per amore delle piccole cose di cui amo circondarmi, questo sono io”.

Paolo Biondo

 

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