In occasione dell’allestimento fotografico Renato Begnoni. Il tempo da raccontare, venerdì 17 marzo alle ore 17.00 allo Spazio Te l’artista terrà un incontro aperto al pubblico sul tema del tempo che narra il dialogo tra l’uomo e la natura, tema che ha ispirato la produzione degli ultimi anni.
«La realtà fotografata ha sempre coinciso con il mio pensiero e con il mio sentire – racconta Begnoni – e corrisponde all’interpretazione di una mia realtà immaginaria e fantastica. Non ho mai voluto fotografare quello che vedevo, ma sicuramente quello che pensavo, come in questo lavoro composto da nove recenti opere fotografiche, dove l’umano e la natura si intrecciano con forza alla vita. Il tempo da raccontare, una visione insistente dell’essere umano nella sua complessità, insieme a questa natura spesso violentata e calpestata. L’opera non si esaurisce nello sguardo, ma rinvia i nostri pensieri verso l’invisibile, guardare all’aldilà di quello che si vede nel presente. Raccontare sempre la nostra esistenza con forza e autenticità, perché il tempo porti un segno indelebile per la nostra vita. Raccontare la nostra vita per avvicinarsi alla vita degli altri».
L’allestimento delle opere di Begnoni sarà visitabile allo Spazio Te fino al 7 maggio 2023 e presenta una selezione di fotografie inedite. Stampate su carta cotone e prodotte in tre esemplari, volutamente desaturate, le immagini presentano interventi con colori a tempera e gesti manuali. Finita l’opera, le stampe vengono montate su cartoncino senza nessuna presenza di acidi.
Renato Begnoni è nato a Villafranca di Verona, dove vive e opera. Da diversi anni è impegnato nella fotografia di ricerca. Ha esposto in Italia e all’estero: Francia, Polonia, Argentina, Canada, USA, Principato di Monaco, Germania, URSS, Nuova Zelanda, Svezia e Repubblica di San Marino. Nel 1995 è invitato a partecipare alla XLVI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, Padiglione Italia (L’Io e il suo doppio, un secolo di ritratto in Italia 1895/1995). Espone nel 2000 alla Triennale di Milano (Il chiaroscuro delle violenze) e nel 2011 partecipa per la seconda volta alla LIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, Arsenale (L’Arte non è cosa nostra).
Alcuni lavori sono conservati al Museo Ca’ Pesaro – BLM di Venezia, al Museo Fratelli Alinari di Firenze, alla Bibliothéque Nationale de France di Parigi, al Museo of Modern Art San Francisco, al Centro di ricerca e archiviazione della fotografia di Spilimbergo, e alla Fondazione CRV e Casa Tre Oci di Venezia.