“PYCNOLEPTIC” DI PIVIO AL CINEMA ANTEO DI MILANO IL 27 APRILE

PYCNOLEPTIC, primo evento pubblico di PIVIO a Milano, con la presentazione di Luca De Gennaro: 27 aprile ore 18:00 –  Spazio Cinema Anteo (Sala Astra).

Si tratta di un’operazione molto particolare, che unisce l’ascolto in dolby atmos alla proiezione – in sequenza unica, come in un vero e proprio mediometraggio cinematografico a tecnica mista (47 ‘) – dei visual originali legati ai brani dell’ultimo disco del musicista: Pycnoleptic.

È un’operazione sperimentale (tra psichedelia e industrial) ma molto coinvolgente, che porta l’autore in territori diversi da quelli frequentati nelle sue più note colonne sonore.

NOTE DI PIVIO SULLA COPERTINA

(E alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto)

Pivio – Several horrible men – da Pycnoleptic

Tutto parte dalla giornata delle ultime elezioni in SIAE svoltesi nel settembre dell’anno scorso. Durante la presentazione della lista per la quale mi ero presentato avevo chiuso il mio discorso con un riferimento ad una famosissima frase di Malcom X: “Noi vogliamo libertà e giustizia e siamo disposti a usare ogni mezzo necessario pur di arrivare fino in fondo”. Io mi ero limitato ad una sua semplificazione, citando solo “con ogni mezzo necessario”.

Questa mia uscita aveva suscitato in alcuni qualche perplessità (è un eufemismo) perché ritenuta troppo aggressiva e non pertinente all’occasione. In quei giorni stavo giusto completando i lavori di Pycnoleptic e questo dichiarato non apprezzamento a quella figura mi è immediatamente entrato in circolo, per cui sono tornato alla memoria a quel periodo storico e ad alcuni avvenimenti rappresentati indelebilmente da immagini che sono ormai patrimonio collettivo.

Una di queste è indubbiamente quella della premiazione dei vincitori dei 200 metri maschili di atletica leggera alle Olimpiadi di Città del Messico. Era il 16 ottobre del 1968 e Malcom X era morto ormai da più di tre anni, assassinato durante un discorso pubblico ad Harlem – giusto per sottolineare che la scelta fatta in occasione di quella presentazione non è stata fatta a caso – ma il suo messaggio continuava a circolare, forse più forte di prima.

Durante la premiazione i due atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente primo e terzo, si presentarono a piedi nudi col capo chino, e sollevando il pugno chiuso in un guanto nero al momento dell’esecuzione dell’inno nazionale statunitense. Avevano al collo la medaglia vinta (un oro e un bronzo, rispettivamente, visto che il secondo posto era andato ad un atleta australiano) ma anche una collana di perle, simbolo delle pietre usate per pagare i linciaggi alle persone di colore. Nella foto dell’epoca i due atleti statunitensi alzano al cielo pugni diversi, uno il sinistro e l’altro il destro, perché sembra che, dopo aver organizzato la protesta con adesione e chiari riferimenti al movimento dei Black Panthers, uno dei due avesse dimenticato i suoi guanti nello spogliatoio e quindi l’altro gliene aveva dato uno dei suoi.

Inutile dire che la vita successiva di Tommie Smith e John Carlos è stata davvero dura, ma anche l’australiano arrivato secondo, Peter Norman, che aveva silenziosamente aderito alla protesta indossando una spilla OPHR (Olympic Project for Human Rights), al ritorno in patria fu osteggiato e di fatto praticamente dimenticato. Alla sua morte avvenuta nel 2006, furono i due atleti statunitensi a sorreggerne la bara. Solo nel 2012 è arrivato all’atleta australiano il tardivo riconoscimento in patria per il coraggio dimostrato in occasione della premiazione olimpica.

Ad ogni modo, il 16 ottobre dell’anno scorso (data scelta non a caso), con l’aiuto di mia moglie, Carmen Giardina, mi sono fatto riprendere in alcuni scatti che, in forma del tutto personale, ripropongono la vittoria agonistica di esattamente 54 anni prima.

Avevo così iniziato a riflettere su quella che sarebbe dovuta diventare la copertina del mio nuovo disco, inizialmente pensata in 3D, su suggerimento di Marco Odino che, per inciso, ha fortemente contribuito al disco aiutandomi alla stesura delle liriche. Ma poi ho preferito semplificarne la visione. Il disco era già pieno zeppo di simbolismi e ormai mi stavo concentrando molto sugli aspetti audio dello stesso, che sono stati particolarmente complessi, perchè l’album è stato pensato – oltre che su supporto fisico in vinile rosso trasparente e in digitale in formato WAV ed mp3 – anche in formato ATMOS e Binaural, con missaggi e relative masterizzazioni espressamente realizzati per queste versioni.

La mia “riproduzione” di quella foto non poteva e non voleva essere totalmente fedele (anche se nei testi dei brani si nascondono continui riferimenti a quella vicenda o quantomeno alle cause che la scatenarono), per cui ho sostituito alla medaglia e alla collana una griglia che in passato avevo utilizzato per elaborare le copertine, tutte fatte a mano una per una, del disco di cover bowiane “Lodging a scary low hero”, e al diploma la copia di un altro mio disco solista, “It’s fine anyway”, nella versione in vinile (di colore rosso pieno). Tali scelte sostitutive spero trovino poi una più chiara giustificazione nel contenuto dell’album stesso.

Infine, a dare un senso grafico a queste suggestioni è intervenuto Matteo Malatesta, da tempo collaboratore mio e di Aldo De Scalzi, che da qualche mese sta lavorando anche a un documentario dal titolo provvisorio “Musicanti con la pianola”, in cui racconteremo le nostre vicende legate al mondo della musica per film. Sua è quindi la soluzione finale della grafica del disco e suoi sono tutti i cosiddetti “visual” collegati alle sette canzoni presenti, che permetteranno ancor di più una completa immersione in questo progetto.

PS: forse la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto potrebbe non essere 42, a differenza di quanto affermato fino ad ora.

Pivio – ph Salvatore Scialò©

COSÌ INTERVIENE PIVIO SULLA SCRITTURA DEI SINGOLI BRANI:

Pycnoleptic: Cosa succede quando il nostro stato di coscienza si interrompe, anche se solo per poco tempo? La realtà perde di significato e forse scatta una sorta di autodifesa che ti porta a offuscare il baratro emotivo in cui sei caduto.

Several horrible men: Siccome in questi ultimi periodi c’è poco da scherzare, mi sono divertito con Marco a nascondere citazioni rivedute e corrette in questa versione rinnovata e aggiornata della Fattoria degli Animali.

Venus with the ice lolly: Nel tempo la mia attività onirica non ha smesso di essere piuttosto frenetica e allora strane e sfuggenti figure femminili continuano a popolare le mie visioni notturne.

Welcome to the party: Pur non facendo uso di sostanze psicotrope, ho sempre pensato che la psichedelia, l’allargamento dello stato di coscienza, sia fondamentale per comprendere i vari livelli di realtà in cui siamo immersi, anche per scoprirne l’eventuale assenza.

Tejee se janaa: Esce avvolta dai vapori della luna muovendosi lentamente come in una danza senza tempo. Si avvicina lentamente e mi offre di svanire in una nuvola mentre il fumo sale così lentamente che vedo il tempo tornare indietro immobile… mentre una voce continua a dirmi di andare veloce …

Mass production: Ho sempre amato questo brano dall’album The idiot di Iggy Pop, nato dalla sua collaborazione con David Bowie. La scelta di questa cover nasce in parte dal caso (il giorno in cui l’ho realizzata avevo letto e visto molti riferimenti a questa canzone) e in parte perché mi piaceva il fatto che l’originale fosse già così lungo (nonostante i singoli attuali che si sviluppano in più di tre minuti).

Psychotranceatlantic: La nave va ma non si rende conto che in realtà sta decisamente affondando. Nel frattempo il suo equipaggio canta allegramente, noncurante dell’abisso che sta per inghiottirlo.

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