Al Teatro Minimo di Mantova tre serate con Molière “Sganarello, ovvero il cornuto immaginario” per la regia di Sergio De Marchi

In conclusione della stagione teatrale venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 giugno, il Teatro Minimo di Mantova va in scena con un testo di Molière “Sganarello, ovvero il cornuto immaginario”.

Jean-Baptiste Poquelin, detto Molière, commediografo e attore francese (Parigi, 1622-1673)

Sganarello o il cornuto immaginario –  E’ una farsa, in versi nel testo originale, basata su un quiproquo fornito a Molière da un canovaccio italiano dal titolo “Il ritratto ovvero Arlichino cornuto per opinione”. L’opera fu presentata per la prima volta il 28 maggio 1660 al Théatre du Petit-Bourbon a Parigi. Ebbe un grande successo, malgrado l’assenza del re, che si trovava a Versailles con la corte per il matrimonio con Maria Teresa di Spagna.
E’ la prima volta che nelle opere di Molière appare il personaggio di Sganarello, che si ritroverà con caratteristiche e status sociale diversi in altre 5 commedie: La scuola dei mariti, Il matrimonio forzato, Don Juan, L’amore medico e Il medico per forza.

Gorgibus ha promesso la figlia Celina a Lelio. Durante una lunga assenza di quest’ultimo, l’uomo combina il matrimonio della figlia con il ricco Valerio. Nell’ammirare il ritratto di Lelio, Celina sviene e perde il gioiello. E’ soccorsa da Sganarello, la cui moglie, che osserva di nascosto la scena, pensa di avere scoperto una tresca del marito. In piazza la donna raccoglie il ritratto di Lelio e ne ammira la bellezza. Sganarello la sorprende e, a sua volta, pensa di essere tradito. Lelio, tornato nel frattempo dal viaggio, si convince che Celina si è sposata con Sganarello. Anche Celina viene convinta che Lelio la tradisce e per ripicca accetta di sposare Valerio. Alla fine tutto si chiarisce grazie alla cameriera di Celina. Come un virus, il sospetto di infedeltà ha contagiato tutti i personaggi, così che ciascuno, e non solo Sganarello, diventa un “cornuto immaginario”.

L’opera è poco conosciuta e poco rappresentata in Italia, tuttavia merita di essere portata in scena per l’ironia che la pervade e il contenuto, che fanno sì che essa sia di importanza capitale nella storia del teatro francese.

Molière infatti complica il rapporto amoroso, rinnova con una prospettiva comica l’immagine del “cornuto”, lega il problema “corna” al senso dell’onore, puntualizza il rapporto padre-figlia. Infine crea un personaggio teatrale inedito, quello del notabile borghese, persuaso della inferiorità e della leggerezza delle donne. Da notare anche la varietà di lingua utilizzata dai personaggi e i temi sottesi: apparenza contro realtà, costrizione contro libertà, accidia e codardia contro coraggio, ecc..         

Gorgibus, borghese parigino: Carlo Ballarino
Celina, sua figlia: Angela Fornacciari
Lelio, innamorato di Celina: Tess Lazzarini
Gros-René, servo di Lelio: Sandro Boninsegna
Sganarello, borghese parigino: Sergio De Marchi
Sua moglie: Ivonne Paltrinieri
Una parente (della moglie di Sganarello): Vanda Demarchi
La cameriera di Celina: Fiorenza Bonamenti
Mme Villebrequin, madre di Valerio :Vanda Demarchi

L’allestimento – Adattando l’opera, la regia ha puntato su una scenografia minimalista e ha cercato di ricreare lo spirito e la leggerezza di Molière. E per offrire uno spettacolo leggero e divertente ha fatto ricorso ad una recitazione spesso sopra le righe e a interventi musicali e di danza.
Durata: 1h 10’ circa

Regia e adattamento Sergio De Marchi

Scena Sergio De Marchi con la collaborazione di Franco Ubezio

Costumi Ivonne  Paltrinieri

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