Prima di andarmene resto. Opere di Tonia Ciavarella con testo critico di Gianfranco Ferlisi alla Galleria Arianna Sartori di Mantova – Inaugurazione sabato 23 settembre

Prima di andarmene resto di Tonia Ciavarella è la mostra che verrà inaugurata sabato 23 settembre alle ore 17:00, alla Galleria Arianna Sartori Arte& Object Design di Mantova e rimarrà aperta al pubblico fino al 5 ottobre 2023.

All’inaugurazione, oltre all’artista, sarà presente il critico d’arte Gianfranco Ferlisi che andrà a sottolineare i punti di arrivo di un percorso cristallino e prezioso.

Prima di andarmene resto

testo critico di Gianfranco Ferlisi

Come danzanti corpi nelle parole-2020-acrilico,malta sabbiata, matita, carta, iuta-base

Qualche anno fa, proprio a Mantova, la Casa del Mantegna, con la mostra Guardare, raccontare, pensare, conservare, faceva il punto sul libro d’artista dagli anni Sessanta ai tempi nostri. Tonia lo sa bene: la sua produzione si confronta con un genere in cui si sono avventurati geni come Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Eugenio Miccini, Richard Long, Mirella Bentivoglio e persino Andy Warhol. Tuttavia, come spiega Anne Moeglin-Delcroix, occorre distinguere tra “libro d’artista” e “libro-oggetto”, che è un’opera unica realizzata con materiali insoliti, preziosi e ricercati. Il “libro oggetto”, diversamente dal libro d’artista, non si conserva infatti in biblioteca ma nei musei.  

Questo necessario preambolo serve a calarci nella produzione di Tonia, in cui il supporto che rimanda al libro racconta le fantastiche risonanze della pittura, permettendo però che le parole indietreggino per lasciare, su ogni pagina, l’impronta della tessitura dell’anima. Le scritture “multicodice” di Tonia vogliono costruire infatti un dialogo ricco ma assolutamente intimo con chi ne accoglie lo spessore e la ricchezza:  la parola vi si addensa in messaggi in cui si incrociano echi della poesia visiva e linguaggi oggettivamente diversi, come quello aniconico: i suoi libri oggetto si muovono oltre la dimensione quotidiana del linguaggio, superano le strettoie semantiche e sintattiche, che inevitabilmente caratterizzano la comunicazione denotativa quotidiana. Questo speciale livello comunicativo è il frutto di un raffinato lavoro di ricerca che si muove nel gran mare della contemporaneità: per questo i libri di Tonia “materializzano” la parola restituendo, allo stesso tempo, quello che, di per sé, è insito nella parola, il “messaggio”.  Non ci illuda la forma e invano si trattenga l’atto istintivo dello sfogliare le pagine, bloccate nel custodire risorse interiori o nostalgie delle terre assolate di Puglia. È questo il linguaggio incantato di Rosso sedimento (2019), quasi un vero libro, il cui dorso di rosso velluto e la nera coperta accesa d’oro zecchino sono solcati da grafie da lontano Oriente. Allusioni al potere magico dei segni e alle loro virtù esoteriche? O piuttosto ideogrammi di un alfabeto informe che non può trasformarsi in testo? Perché, in effetti, è la forma complessiva dell’oggetto a comunicare sensi nascosti e tracce di storie perse nel gran magazzino delle memorie.

La finalità dell’artista è ovviamente creativa, votata a uno “strabismo” culturale che osserva sia i propri orizzonti specifici (la vita quotidiana, la scuola, i viaggi) sia l’universo artistico, perseguendo il massimo risultato immaginabile: così avviene nell’opera intitolata Viaggio (2020), un taccuino, appunto, di viaggio, aperto ma non sfogliabile. Questo speciale carnet de voyage risulta leggibile nei pochi sbiaditi segni di grafite e nell’oro che luccica tra due pagine aperte: è un’allusione alla bellezza delle ore, a ciò che testimonia il piacere della scoperta. Ogni viaggio, del resto, dovrebbe presupporre un taccuino, un quadernetto in cui annotare le emozioni, quelle che regalano, qui, il senso dell’incanto di ogni tour, l’oro, appunto. L’oro è l’attimo catturato in una realtà che appartiene ai panorami emozionali, fluida e inafferrabile. L’oro è il tesoro scovato dove l’arcobaleno tocca la terra, e la terra diventa, in questo caso, la materialità dell’opera. Pagine 81 (2023) ripropone il modello del libro-scultura nel suo unicum eccentrico, non più portatore di informazioni, ma produttore di sensazioni. L’acrilico, la carta, la matita e la foglia d’oro rilanciano le declinazioni di sintagmi espressi in grafie enigmatiche. In questo caso il libro apre a raggiera le sue pagine, che si distribuiscono come le piume della ruota di un pavone troneggiante, belle come nelle soluzioni ricercate dei tappeti delle Mille e una notte. È la magica ruota di pagine di uno speciale piccolo quaderno d’artista, su cui screziature e tracce di colore nero richiamano una scrittura segnica. Il numero 81, nel titolo, rimanda a un ipotetico numero di pagine ancora da scrivere, pagine in cui l’identità del fare dialoga con l’identità dello spirito. Emerge in quest’opera il diario segreto di certe idee che la mente deve affrettarsi a fissare: poco importa che queste idee non siano in forma di scrittura e nemmeno di figura perché sono le grafie a creare lo spazio del possibile, anche con pochi segni essenziali.  In Canto 23 emerge invece un tentativo di dialogo tra luce e oscurità, dove la pittura ha la delicatezza di versi perennemente in bilico tra dire, sentire e trasmettere. L’acrilico, la grafite, la foglia di rame sono gli strumenti con cui Tonia scrive, a ridosso di un precipizio in cui l’anima sembra costantemente affacciarsi. La commistione tra l’elemento visivo e i rimandi ai versi e alla scrittura scardinano la rigidità delle tradizione delle arti visive: è questo ciò che Tonia, sperimentando ritmi, pause e accenti, identifica nel libro oggetto e nel suo racconto della metamorfosi di senso della figurazione.

Così le sue Cartoline a oriente (2022), raccolte come souvenir di un viaggiatore e riunite in una sorta di album (altra versione del libro), ibridano i suoi oggetti con la memoria della mail art, un’esperienza che faceva leva sulla libertà rispetto a mercato, stilemi e mode.   L’atto creativo dell’artista prosegue dunque nel recupero di esperienze storicizzate. Tante le opere e tante le scoperte ma poche le battute a disposizione…  In tutte emerge costante un’autentica ispirazione dell’anima insieme a testimonianze nate in un ambito territoriale di pieno settentrione, che potrebbe apparire come un nonluogo tanto è lontano dal paese di provenienza dell’autrice. Ma è in questo nonluogo che l’artista ha sviluppato la propria autonomia: l’artista resta, a prescindere “da dove”: il suo luogo è quello in cui, con caparbietà e decisione, continua a sviluppare la propria ricerca verbo-visuale, nelle cui pieghe emergono inevitabilmente tracce di sé, del suo vissuto e di un futuro in cui la materia cromatica, il progetto, le suggestioni plastiche continueranno ad essere emanazione di un pensiero e concretizzazione di un gesto. 

La mostra è curata dalla gallerista Arianna Sartori

ARIANNA SARTORI
ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova – Via Ippolito Nievo 10 – Tel. 0376.324260

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