EMILIA-ROMAGNA in calo costante le Interruzioni volontarie di gravidanza: 6.025 nel 2020, oltre il 7% in meno rispetto al 2019

Continuano a diminuire, in Emilia-Romagna, le interruzioni volontarie di gravidanza: nel 2020 sono state 6.025 (con un calo di oltre 7% rispetto al 2019), di cui 5.474 riguardanti donne residenti in regione. Dati contenuti nel Report messo a punto dall’assessorato regionale alla Sanità, che conferma la costante diminuzione delle Ivg sul territorio, con una riduzione percentuale di quasi il 50% tra il 2004 e il 2020.

Quasi la metà (2.894, il 48%) delle Igv lo scorso anno sono state effettuate con trattamento farmacologico, che dal 2022 potrà essere effettuato, in caso di donne maggiorenni, anche all’interno dei consultori familiari, e non unicamente nei presidi ospedalieri come avviene adesso.

L’Emilia-Romagna – con una determina dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute – recepisce dunque le raccomandazioni nazionali del ministero della Salute: dare alle donne la possibilità di eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza con trattamento farmacologico in regime ambulatoriale anche negli spazi dei consultori, che da sempre svolgono un ruolo fondamentale in tutte le fasi della vita riproduttiva femminile.

E la Regione, per garantire alle donne la massima sicurezza nell’assistenza, ha definito un protocollo sperimentale che avrà durata di 12 mesi e sarà utilizzato unicamente dai consultori inseriti e abilitati all’Ivg nell’anagrafe regionale. Le Aziende sanitarie sono già all’opera per individuare le strutture che partiranno, predisponendo spazi adeguati ad accogliere e seguire le pazienti nei diversi momenti dell’Ivg farmacologica nei consultori, che sono in grado di garantire la presenza di una équipe multiprofessionale.

Le strutture individuate dovranno avere determinate caratteristiche, e vengono anche definiti i criteri di ammissione alla procedura. Tra le caratteristiche che rendono un consultorio idoneo c’è ad esempio la distanza ravvicinata (entro 30 minuti) da un presidio ospedaliero di riferimento, la presenza di un’equipe adeguatamente formata, la garanzia di un numero adeguato di personale ostetrico e ginecologico non obiettore, la presenza di attrezzature adeguate e rifornimenti farmacologici per gestire l’emergenza e il trattamento di effetti collaterali.

Tra le condizioni per poter effettuare in consultorio l’Igv con trattamento farmacologico ci sono, oltre alla maggiore età, il certificato rilasciato dal medico e firmato dalla donna, il consenso informato e la gravidanza con datazione ecografica inferiore o uguale a 49 giorni. Le Ivg farmacologiche entro il 63° giorno di età gestazionale saranno invece eseguite presso i presidi ospedalieri. 

Il profilo socio-demografico delle donne che ricorrono all’Ivg

Le Interruzioni di gravidanza di donne residenti in Emilia-Romagna (5.474 casi) rappresentano il 90,9% degli interventi eseguiti in regione; il 6,6% (397 casi) sono quelle effettuate da residenti in altre regioni e il 2,6% (154) quelle effettuate da residenti all’estero (dato in diminuzione). A livello regionale, tra le residenti, il 39,1% degli interventi (2.354 casi)è a carico di cittadine straniere; quota, questa, in calo negli ultimi anni, dopo essere cresciuta in modo continuo fino al 2011 (quando erano il 44,9% degli interventi).

La distribuzione per classi di età delle donne si mantiene abbastanza stabile negli anni, anche se tende a spostarsi verso le classi più alte: la grande maggioranza dei casi si concentrano nelle fasce 30-34 anni (25,3%), 35-39 anni (21,7%) e 25-29 anni (20,0%).

Per quanto riguarda lo stato civile, il 54,6% delle donne risulta nubile, il 39,3% coniugata o unita civilmente, il 6,1% è separata, divorziata o vedova. Relativamente al titolo di studio, il 36,8% delle donne ha una scolarità bassa (4,2% licenza elementare o nessun titolo e 32,5% diploma di scuola media inferiore), il 46,1% ha un diploma di scuola media superiore e le laureate sono il 17,2%. Analizzando la condizione professionale, il 53,9% delle donne residenti che hanno effettuato un’Ivg risulta occupata, il 14,3% casalinga, il 23,4% disoccupata o in cerca di prima occupazione e l’8,3% studentessa (o in altra condizione).

La certificazione e l’intervento

Esaminando il luogo della certificazione, il 73,3% delle residenti che nel 2020 hanno effettuato una Ivg si è rivolto al consultorio familiare; il dato è in aumento rispetto al 2019, e decisamente più alto della media nazionale (44,2% nel 2019, ultimo dato disponibile). La scelta del consultorio appare in particolare prevalere fra le cittadine straniere, anche se cresce la percentuale delle donne italiane (78,5% rispetto al 70%).

Per quanto riguarda il tipo di intervento, il 2020 è il primo anno in cui prevale il ricorso al metodo farmacologico (48%) rispetto a quello chirurgico (47,5%). Nello specifico, le Ivg effettuate con trattamento farmacologico (RU486) risultano essere state 2.894.

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