ORTICOLTURA E VIVAISMO è crisi per le serre del territorio. Il viaggio di COLDIRETTI MANTOVA tra i settori colpiti dai rincari

C’è chi punta alle energie rinnovabili come soluzione per ridurre l’impatto della bolletta energetica, chi tenta la strada dell’adeguamento dei listini e chi scommette sulla filiera cortissima e la vendita diretta per limitare le maggiori spese, inevitabilmente, stanno colpendo anche le produzioni in serra di piante, fiori, colture da orto e fuori suolo.

“Il boom dei costi energetici, dal gas al gasolio all’energia elettrica, i forti rincari dei materiali plastici, degli imballaggi e dei prodotti chimici rischia di mettere in seria difficoltà una filiera strategica per l’agricoltura mantovana, che vede un po’ su tutto il territorio la presenza di serre e vivai – commenta Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova -. Quello che in aggiunta si sta rivelando un elemento destabilizzante è la mancanza di programmazione dell’attività produttiva e la difficoltà di pianificare gli investimenti per le spese che sono lievitate fuori controllo”.

Ed proprio mentre si sta sperimentando la terapia forestale per i benefici del verde sulla salute pubblica e individuale, chi produce in serra si prepara ad avere minori ricavi in azienda. È il caso di Enrico Bernardi, titolare di una serra per la produzione e del garden di vendita Bluflora di Quingentole. “Produciamo tutta la gamma delle annuali fiorite come gerani, surfinie, begonie, petunie, primule, viole – racconta – e abbiamo deciso di non ridurre la produzione e nemmeno di rivedere i prezzi, per cui significa che, con l’aumento medio di almeno il 20-30% di tutte le voci di spesa, ci prepariamo a un’annata più complessa”. Una delle soluzioni che Bernardi, vivaista e gardener di Coldiretti Mantova, adotterà per la stagione 2022 sarà quella di rivolgersi ancora di più al cliente finali, tagliando gli step intermedi all’interno della filiera, per cercare di marginalizzare di più senza che il consumatore finale ne risenta.

Resta aperta la strada delle energie rinnovabili, per le quali Bernardi anche in passato ha più volte fatto un pensiero e che potrebbero aiutare a tagliare le spese di riscaldamento delle serre d’inverno e di raffrescamento del garden d’estate.

Sara Marconi, vivaista di Roverbella, nel lungo elenco dei rincari aggiunge il polistirolo utilizzato per la coltivazione delle piantine (“ne usiamo circa 300.000 all’anno e il prezzo è aumentato del 40%”) e la torba nella quale semina piante da orto (insalate, cavoli, radicchi, pomodori, peperoni, melanzane, ma l’offerta comprende anche le colture fuori suolo come pomodoro innestato, cetrioli, meloni), oltre ai ben noti costi legati a energia elettrica (+70%), gas (+60%) e gasolio agricolo (+50%).

“Rispetto al passato non riusciamo a impostare una pianificazione annuale, ma limitata al massimo a tre-quattro mesi – prosegue -. Per non parlare che ci vediamo costretti a rivedere i prezzi applicati ai nostri clienti, con una trattativa costante ed estenuante”.

I timori per i Vivai Marconi, una delle realtà più dinamiche del territorio mantovano, sono legati anche al capannone in fase di costruzione, per il quale si preannunciano incrementi di spesa nell’ordine del 20%, se non superiori.

“Per contenere le spese abbiamo iniziato l’attività in serra da meno di un mese, mentre fino all’anno scorso a novembre eravamo già operativi, ma qualche ordine è stato annullato”, spiega ancora Sara Marconi.

Anche Micaela Gremizzi, vivaista di Asola con una forte attenzione alla sostenibilità, rivela che qualche cliente ha deciso di partire più avanti con le coltivazioni in idroponica, così da evitare di riscaldare le serre nei mesi più freddi dell’anno.

“Neanche con la caldaia a cippato e l’impianto fotovoltaico riusciamo a contenere le spese di riscaldamento, quindi dobbiamo acquistare buona parte dell’energia, tenuto conto che abbiamo un consumo importante di elettricità per le luci artificiali – calcola Gremizzi -. Inoltre, siamo molto preoccupati per i nostri clienti in quanto i commercianti e la grande distribuzione non sono disponibili a riconoscere le maggiori spese sostenute. Questo comporta grave difficoltà per i produttori di ortaggi e, di conseguenza, anche per noi che siamo alla base di tutta la filiera. Facendo così si rischia di soffocare un settore fondamentale per l’economia mantovana e non solo”.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.