I Gessi e le grotte dell’Appennino settentrionale Patrimonio dell’Umanità Unesco, al via il percorso di salvaguardia e valorizzazione

Un eccezionale patrimonio ambientale di altissimo valore scientifico e naturalistico da custodire, tutelare e valorizzare.

Sono i Gessi e le grotte dell’Appennino settentrionale, sette siti geologici localizzati in provincia di Reggio EmiliaBolognaRavenna Rimini, estesi su un’area complessiva di 3.680 ettari, che di recente sono stati inseriti nella lista dei beni naturali del Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco.

Un elenco che comprende Alta Valle SecchiaBassa Collina ReggianaGessi di Zola PredosaGessi BolognesiVena del Gesso RomagnolaGessi della Romagna Orientale ricomprese negli ambiti dei Parchi regionali della Vena del Gesso e delle macroaree Emilia Centrale ed Emilia Occidentale e del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano.

Zone situate all’interno di aree protette e caratterizzate dalla presenza di rocce che si sono formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine che le ricoprivano e alla concomitante concentrazione di sali minerali tra cui, appunto, il gesso.

Per festeggiare l’assegnazione del prestigioso riconoscimento – seconda volta che succede per un bene naturale dell’Emilia-Romagna dopo le Faggete vetuste delle Foreste Casentinesi – la Regione ha organizzato un convegno al quale hanno partecipato, tra gli altri, l’assessora alla Programmazione territoriale e paesaggistica, Forestazione, Parchi e Unesco, Barbara Lori, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e l’ambasciatore italiano presso l’Unesco a Parigi, Liborio Stellino.

Occasione per un confronto ad ampio raggio sulle strategie da mettere in campo per la salvaguardia del sito e per delineare le tappe di un percorso di valorizzazione di questo patrimonio ambientale costituto dal “Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appenino settentrionale”, come definito nella denominazione ufficiale del riconoscimento Unesco.   

Un appuntamento celebrato alla presenza di circa 200 tra amministratori pubblici locali e di aree protette, rappresentanti di associazioni ambientaliste e imprenditorialidocenti universitarispeleologi, ricercatori ed esperti. Tutte figure che hanno avuto un ruolo attivo e dato il proprio contributo nel sostenere la candidatura proposta dalla Regione.

“Desidero ancora una volta ringraziare- ha affermato Lori nel saluto di benvenuto- tutti coloro che insieme a noi hanno creduto e lavorato affinché questa straordinaria opportunità si concretizzasse, a partire dalla Federazione Speleologica Regionale, alle Università di Modena e Reggio e di Bologna, alla Sovraintendenza ai Parchi Nazionale e Regionali e a tutti i componenti del Comitato scientifico regionale, i Comuni e il ministero dell’Ambiente che ci ha accompagnati in questo percorso. Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’Unesco, Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con altri Paesi”.     

“Questo importante riconoscimento dell’Unesco- ha proseguito Lori- ci offre l’opportunità di proteggere e valorizzare un patrimonio ambientale unico al mondo e, al tempo stesso, mette a disposizione dei territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica. Continueremo ad impegnarci e a lavorare insieme, come abbiamo fatto lungo la strada che ci ha portato al riconoscimento, per valorizzare al meglio da tutti i punti di vista questo patrimonio, e la Regione continuerà a fare la propria parte, mettendo in campo tutte le risorse necessarie”.    

“È un grande riconoscimento- ha spiegato il ministro Pichetto Fratin- a luoghi unici, in cui si fondono biodiversità, storia e cultura. Quando si lavora di squadra, guardando al risultato finale per il Paese, i traguardi si raggiungono. Dico grazie a quanti si sono spesi in tanti anni di lavoro per dare ancor più valore a questa grande specificità italiana”.

“È per me un grande piacere essere qui oggi a ricordare il significativo traguardo raggiunto al Comitato del Patrimonio Mondiale, riunitosi nel settembre scorso a Riad- ha  aggiunto l’ambasciatore Stellino-. È infatti ancora viva in me la memoria del sincero ed unanime apprezzamento tributato dai 20 Paesi membri del Comitato – dall’Oman all’Argentina, dal Sudafrica al Belgio, dal Rwanda alla Thailandia – per la qualità e l’eccellenza di un sito che ha stupito tutti i delegati per il suo valore unico e straordinario. Inizia adesso un percorso comune di valorizzazione del territorio e di grande responsabilità di tutti gli attori coinvolti, delle istituzioni e della società civile, nei confronti dell’Unesco. La Rappresentanza Permanente d’Italia a Parigi è sin d’ora a disposizione per favorire occasioni di promozione integrata che, partendo da una conoscenza più diffusa dei Gessi, conduca alla scoperta dei tanti tesori di questa terra e della sua fantastica gente”.

La strategia di gestione del sito  

La strategia di gestione complessiva – come è emerso dall’incontro – si baserà sulla responsabilità condivisa tra la Regione, il ministero dell’Ambiente e il gruppo dei 37 stakeholder che hanno sostenuto e accompagnato il percorso della candidatura e che saranno coinvolti nel piano di valorizzazione del sito seriale Unesco. 

Già fissate le tappe per la definizione della governance di progetto: entro 12 mesi è prevista la firma di un accordo di programma. Successivamente, entro il semestre successivo, sarà istituito a livello locale un ufficio di gestione per il coordinamento generale delle iniziative da realizzare, ufficio che farà capo alla Direzione generale per la cura del territorio e dell’ambiente della Regione.

E proprio la Regione avrà il ruolo di regista dell’intero progetto, con compiti di programmazione e coordinamento delle azioni di salvaguardia e valorizzazione. 

Gli obiettivi da raggiungere sono molteplici: tutela dell’equilibrio ambientale e salvaguardia degli ecosistemi epigei ed ipogei; valorizzazione degli aspetti storici, culturali e sociali dei territori interessati; iniziative di educazione ambientale rivolte alla popolazione locale e ai visitatori delle aree protette che ospitano i siti Unesco; sviluppo sostenibile del territorio attraverso la promozione di buone pratiche e di attività economiche compatibili con la tutela dei luoghi. Previsto anche un aumento dei flussi turistici, da gestire in maniera oculata in modo da non sovraccaricare le aree interessate.

Le caratteristiche naturali dei luoghi tutelati
Il sito seriale “Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale” è composto da sette aree situate nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna, per un’estensione complessiva di 3.680 ettari: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi di Onferno (Romagna Orientale).
Aree accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante concentrazione dei sali minerali tra cui, appunto, il gesso.
L’iscrizione nella lista dei beni naturali del Patrimonio dell’Umanità Unesco è arrivata dopo sette anni di impegno da parte della Regione, dei 19 Comuni e dei 4 Enti di gestione dei Parchi nel cui territorio si trovano le grotte e i fenomeni carsici, delle Università di Modena e Reggio Emilia e di Bologna, della Soprintendenza, della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, con il coordinamento e la collaborazione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Si tratta del sesto sito naturale italiano riconosciuto dall’Unesco e del secondo per l’Emilia-Romagna, dopo le Faggete vetuste delle Foreste Casentinesi. Nel complesso salgono così a 16 i luoghi che in Emilia-Romagna possono fregiarsi, a vario titolo, della prestigiosa attribuzione.
Le esplorazioni e le scoperte avvenute in quest’area, descritte in migliaia di pubblicazioni speleologiche pionieristiche, sono considerate pietre miliari nello sviluppo delle scienze della Terra.
Molte grotte sono state frequentate fin dalla preistoria e sono diventate aree di scavo del lapis specularis, i cristalli trasparenti che gli antichi romani utilizzavano al posto del vetro.
Nei Gessi dell’Emilia-Romagna si trovano la grotta epigenica più lunga al mondo (oltre 11 km), quella più profonda (265 metri), la più grande sorgente salata d’Europa e una varietà straordinaria di minerali e forme carsiche studiate già a partire dal XVI secolo, che sono riferimenti internazionali per lo studio del carsismo nelle evaporiti.
Le rocce evaporitiche – gesso e sale – con cui si aprono le grotte, testimoniano due eventi geologici straordinari della storia della Terra: la rottura del supercontinente Pangea – avvenuta 200 milioni di anni fa, in cui si formarono i Gessi Triassici – e la crisi di salinità messiniana – 6 milioni di anni fa – quando il Mediterraneo si trasformò in un enorme lago salato e si formarono i Gessi Messiniani.
Nel sito seriale “Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale” sono state identificate oltre 26 diverse forme carsiche epigee, alcune delle quali osservate e descritte per la prima volta al mondo. Notevole è anche la densità di speleotemi rari (34 tipi) e di minerali di grotta (22 tipi), così come la ricchezza delle forme carsiche ipogee, due delle quali sono uniche al mondo: le anse ipogee e i pendenti di gesso e anidrite.
Una spettacolare ricchezza di speleotemi e minerali rari, alcuni esclusivi di queste grotte, ha attratto naturalisti e scienziati fin dal XVI secolo e numerosi fenomeni carsici nelle evaporiti sono stati qui descritti per la prima volta.
Non a caso la disciplina della speleologia è nata in quest’area, che ancora oggi rappresenta un luogo di ricerca scientifica di primissimo piano per la sua facile accessibilità. Le numerose grotte aperte al pubblico permettono di apprezzare il valore scientifico-educativo di questo sito seriale.
Le grotte visitabili di questo nuovo Patrimonio dell’Umanità sono quelle della Spipola (Gessi Bolognesi), la Tanaccia e la Re Tiberio (Vena del Gesso Romagnola) e l’Onferno (Romagna Orientale).

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.