MILANO – “LA GRANDE MADRE” a PALAZZO REALE

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     26 agosto – 15 novembre 2015

Palazzo Reale – Piazza Duono, 14

L’attesissima mostra “La Grande Madre” ha aperto i battenti mercoledì 26 agosto ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi unitamente a Palazzo Reale per Expo Milano 2015 e curata da Massimiliano Gioni.

L’esposizione si estende su una superficie di 2mila metri quadrati del piano nobile di Palazzo Reale con centoventisette artiste e artisti internazionali. Con questa esposizione si tende ad analizzare l’iconografria e la rappresentazione della maternità nell’arte del Novecento, dalle avanguardie fino ai giorni nostri.

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“La Grande Madre offre uno sguardo sulla maternità e sulla condizione femminile filtrato attraverso un secolo di opere d’arte, che ripropongono questioni oggi non solo presenti ma spesso ancora irrisolte – ha sottolineato durante l’inaugurazione Beatrice Trussardi, Presidente della Fondazione Nicola Trussardi – Questo ci permette di affrontare le problematiche legate al tema generale di Expo secondo una prospettiva di genere che ribadisce la centralità delle donne nella società, ruolo molto spesso non adeguatamente riconosciuto. Nonostante gli enormi passi avanti fatti negli ultimi decenni e le azioni sociali politiche di difesa della donna che hanno contribuito a diffondere conoscenze e diritti anche nei paesi più poveri, molti sono i pericoli che oggi minacciano di rallentare o ostacolare il percorso di emancipazione femminile. Per questo motivo La Grande Madre può e deve essere un’occasione importante per riflettere sui valori di cui la presenza della donna è portatrice in ogni settore sociale, contribuendo a rendere Expo una piattaforma di idee e di progetti concreti per lo sviluppo del pianeta”

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Dalle veneri paleolitiche alle “cattive ragazze“ del post femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al centro la figura della madre, a volte assunta a simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte.

La Grande Madre è una mostra sul potere della donna non solo di colei che procrea ma soprattutto sulle capacità conquistate dalle donne nel corso del Novecento, ricostruendo una narrazione trasversale del ventesimo secolo esplorando i miti e i cliché del femminile e dando vita ad una complessa riflessione sulla figura femminile come soggetto e non più solamente come oggetto della rappresentazione.

Nella parte introduttiva del percorso vi è un’interessante archivio di Olga Fröbe Kapteyn, che negli anni Trenta del Novecento ha raccolto migliaia d’immagini di idoli femminili, madri, matrone, veneri e divinità preistoriche provenienti da ogni parte del mondo.

Un’importante sezione della mostra è basata sulla partecipazione delle donne alle avanguardie storiche e, in particolare, ai movimenti futurista, dadaista e surrealista andando a mettere in evidenza gli aspetti più contrastanti della modernità, analizzando le radicali trasformazioni dei ruoli sessuali che hanno accompagnato i profondi cambiamenti economici e sociali di inizio Novecento.

La-Grande-Madre-Palazzo-Reale-Milano-–-Jeff-Koons-foto-Marco-De-Scalzi-courtesy-Fondazione-Nicola-Trussardi-Milano

Lo studio della posizione della donna all’interno del Futurismo – con opere di Benedetta, Umberto Boccioni, Giannina Censi, Valentine De Saint Point, Mina Loy, Filippo Tommaso Marinetti, Marisa Mori, Regina, Rosa Rosà e altre ancora, rivelerà lo scontro tra energie riformatrici e forze repressive nell’Italia di inizio secolo.

Le sale dedicate a Dadaismo si concentrano sulla nascita del mito della donna meccanica e automatica.

La figlia nata senza madre” come la battezzò Francis Picabia collocandola nel panorama sociale in rapidissimo mutamento degli anni Dieci e Venti, sia in Europa sia in America.

Passando dalle macchine celibi di Marcel Duchamp, Picabia e Man Ray, alle bambole meccaniche di Sophie Taeuber Farp, Emmy Hennings e Hannah Höch, per arrivare alle performance irriverenti della Baronessa Elsa von Freytag Loringhoven

Il culto della donna nel Surrealismo è analizzato attraverso la straordinaria

presentazione di cinquanta collage originali da “La donna 100 teste” di Max Ernst esposti accanto a opere e documenti di André Breton, Hans Bellmer, Salvador Dalí e altri.

La-Grande-Madre-Palazzo-Reale-Milano-–-Sarah-Lucas-foto-Marco-De-Scalzi-courtesy-Fondazione-Nicola-Trussardi-Milano

Esplorando le implicazioni estetiche ed etiche della fascinazione surrealista nei confronti del femminile, la mostra porta in primo piano le opere di artiste che abbracciarono e al contempo rifiutarono la retorica del Surrealismo, all’interno del quale trovarono strumenti per l’emancipazione femminile ma anche opprimenti stereotipi sessuali.

Questa sezione comprende capolavori e opere celebri di Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dora Maar, Lee Miller, Meret Oppenheim, Dorothea Tanning, Remedios Varo, Unica Zürn e altre artiste dell’epoca. Queste opere si intrecceranno a una selezione di scene madri del cinema muto e a documenti sulla politica delle nascite nel fascismo, a loro volta affiancati a immagini di madri addolorate e orgogliose eroine del cinema neoRrealista. In questo album di famiglia corale, l’immagine della madre si sovrappone spesso all’idea di nazione e stato, creando preoccupanti associazioni tra corpi e patria.

La seconda parte della mostra ha come epicentro ideale una selezione di opere di Louise Bourgeois, che assimila l’influenza del Surrealismo e la trasforma mescolandola con riferimenti a culture arcaiche, per creare una mitologia individuale di straordinaria forza simbolica.

Più o meno negli stessi anni – ai quali corrispondono le rivendicazioni dei movimenti femministi (documenti in mostra) – artiste piuttosto diverse tra loro come Carla Accardi, Joan Jonas, Mary Kelly, Yoko Ono, Martha Rosler, VALIE EXPORT e altre descrivono lo spazio domestico come un luogo di tensioni e soprusi, rimettendo in discussione la divisione del lavoro e dei ruoli sessuali negli ambienti della casa e della famiglia.

Attraverso l’accostamento di immagini trovate e collage, Barbara Kruger, Ketty La Rocca, Suzanne Santoro e altre intraprendono una guerriglia semiotica che critica gli slogan e i messaggi dei media e decostruisce l’immagine della donna e della madre creata dai mezzi di comunicazione di massa.

Le opere di artiste diverse come Katharina Fritsch, Cindy Sherman, Rosemarie Trockel – attive dagli anni Ottanta – si rimpossessano della storia dell’arte, mescolando generi e riferimenti iconografici al tema della maternità e della pittura e scultura religiose.

Negli anni Novanta emergono varie artiste la cui opera è segnata da un’aggressiva semplicità. In una serie ormai leggendaria Rineke Dijkstra ritrae madri e figli a poche ore dal parto, Sarah Lucas compone sculture e bricolage dalle forme al contempo maschili e femminili. Catherine Opie documenta la vita e i desideri delle comunità gay e sadomaso di Los Angeles.

Mentre pittrici come Marlene Dumas e Nicole Eisenman rappresentano la maternità come croce e delizia, liberazione e condanna.

Pipilotti Rist mescola pittura barocca e videoclip in un’opera inedita che trasformerà il soffitto di una sala di Palazzo Reale in un affresco elettronico, mentre Rachel Harrison documenta le apparizioni della Madonna in un sobborgo della provincia americana.

Dalle opere di Nathalie Djurberg, Robert Gober, Keith Edmier, Kiki Smith, Gillian Wearing e altri emerge una sensibilità post Fumana in cui tecnologia e biologia aprono prospettive inedite attraverso le quali superare le vecchie distinzioni di genere.

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La mostra è arricchita da altre presenze importanti, con installazioni di Jeff Koons, Thomas Schütte, Nari Ward e opere di rilievo di Thomas Bayrle, Constantin Brancusi, Maurizio Cattelan, Lucio Fontana, Kara Walker.

Nel suo celebre video Grosse Fatigue, vincitore del Leone d’Argento all’ultima Biennale di Venezia, Camille Henrot analizzerà i miti di creazione e la genesi dell’universo, raccontando così la nascita della Madre Terra.

Uno straordinario ciclo fotografico di Lennart Nilsson il primo ad avere fotografato un feto in endoscopia in vivo rappresenterà la maternità in maniera iperrealista, trasformandola in uno spettacolo al limite della fantascienza.

Tra le opere più recenti anche la prima presentazione in Italia della celebre serie di ritratti delle Brown Sisters, realizzata da Nicholas Nixon scattando ogni anno per quarant’anni il ritratto di gruppo delle sorelle Brown.

La mostra “La Grande Madre” è accompagnata da un catalogo a cura di Massimiliano Gioni, pubblicato in due lingue, italiano e inglese.

ORARI DI APERTURA: Lunedì: 14.30–19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30
Giovedì e sabato: 9.30-22.30

(Foto di archivio web)

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