MANTOVA – MUSEO FRANCESCO GONZAGA: APRE LA MOSTRA ANTOLOGICA DEDICATA A UGO CELADA DA VIRGILIO

Ugo Celada - natura morta

2 LUGLIO – 31 AGOSTO 2016

INAUGURAZIONE: SABATO 2 LUGLIO, ore 18,00

Sabato 2 Luglio 2016 si apre al Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova (piazza Virgiliana) la mostra dedicata all’artista mantovano “CELADA. Ugo Celada da Virgilio 1895-1995.  L’INCANTO DEL DISEGNO, LA MAGIA DELLA PITTURA” a cura del critico d’arte, Gianfranco Ferlisi.

Una buona motivazione per proporre questa interessante antologia deriva anche dalla recente pubblicazione di uno snello volume, edito dalla Casa Editrice il Rio di Mantova, in cui si documenta la cospicua serie di opere: alcune già conosciute e messe a disposizione da collezionisti del pittore, molte altre invece, come i disegni, assolutamente non ancora note.

Originali ed efficaci risultano anche gli approfondimenti proposti nel saggio critico del direttore del MAM di Gazoldo degli Ippoliti e Responsabile dell’Ufficio promozione e coordinamento delle reti culturali, Gianfranco Ferlisi, che ripercorre in un’ottica più aggiornata le vicende umane dell’artista, dall’alunnato con Giuseppe Marusi (1862-1945), a Mantova, sino all’apostolato con Cesare Tallone (1853 – 1919) a Brera, quando Celada sviluppò la sua precoce propensione per il realismo.

La mostra si snoda lungo le suggestioni che accompagnano la sua prima partecipazione, nel 1920, alla Biennale di Venezia e poi alla XIV edizione della stessa manifestazione, nel 1926, che lo impone definitivamente all’attenzione della critica. Le opere esposte realizzano così un percorso di progressiva bellezza, articolato nell’incanto dei disegni e nel magico realismo della pittura: emergerà con evidenza la statura di uno sperimentatore sempre insoddisfatto, che, nel corso della sua lunga vita, sviluppò la ricerca in molte direzioni, dal post divisionismo al realismo novecentista e poi magico, fino alla pittura oggettivista, sulla scia dei cosiddetti pittori Moderni della Realtà.

Emergerà con chiarezza, in tutte le opere scelte, l’interesse per il dato costruttivo e formale delle figure, inserite sempre in un’ambientazione straniante, in cui una sorta di messa in scena teatrale dichiara l’abilità della finzione pittorica. È quanto attestano nudi studiatissimi o, spesso, più quotidiani ritratti di personaggi, immersi in scenari immobili e incantati, e ancora nature morte dai maliziosi ed ingannevoli giochi pittorici, trompe-l’oeil illusionistici e animati dalla grazia di trovate prospettiche, di ombre inedite e di luci taglienti e gelide.

E alla fine apparirà in tutta la sua completezza l’artista segreto, un poeta dell’artificio pittorico, la cui opera assunse, nella prima metà del Novecento, una dimensione assolutamente sovralocale, un artista troppo spesso, negli anni più recenti, sottovalutato o addirittura dimenticato, un Celada da conoscere finalmente a fondo, da riscoprire e da ammirare in tutto il suo geniale virtuosismo.

Ugo Celada - autoritratto

Ugo Celada di Virgilio (Borgo Virgilio di Mantova, 1895 – Varese 1995). 25 maggio 1895: questa la data dei natali di Ugo Celada, meglio noto come Ugo Celada da Virgilio. Grazie al suo precoce talento, si attira interesse e stima sin dalla più tenera età. Così, terminate le elementari, viene prima iscritto alla Scuola di Arti e mestieri di Luzzara e, l’anno dopo, alla Scuola d’arte applicata di Mantova, diretta da Giuseppe Marusi (1862-1945). Appena tredicenne espone meritatamente, coi migliori allievi della suddetta scuola, in una mostra al Palazzo Ducale di Mantova. Grazie a una borsa di studio dell’Istituto Franchetti, frequenta l’Accademia di Brera a Milano, dove segue le lezioni di Cesare Tallone (1853 – 1919) e sviluppa la sua propensione per il realismo: emergono già in questo periodo i temi privilegiati della sua pittura: il ritratto e la natura morta. Arruolatosi volontario, già alla vigilia della prima guerra mondiale, inizia, dopo il conflitto, una felice carriera artistica. Il successo arriva fin dalla sua partecipazione, nel 1920, alla XII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia ma è, in particolare, la sua presenza alla XIV edizione veneziana, nel 1926, che lo impone definitivamente all’attenzione della critica. Fu innanzitutto l’entusiastica accoglienza di Émile Bernard e di Ugo Nebbia a aprirgli le porte del mondo artistico milanese, a quel tempo dominato dalle tensioni restauratrici di Valori Plastici. Sperimentatore sempre insoddisfatto, Celada, nel corso della sua lunga vita, sviluppa la ricerca in molte direzioni, dal postdivisionismo al realismo novecentista e poi magico, con opere che attestano un interesse per il dato costruttivo e formale delle figure, inserite in un’ambientazione straniante, in cui una sorta di messa in scena teatrale dichiara l’abilità della finzione pittorica. Nascono così studiatissimi nudi o spesso più quotidiani ritratti di personaggi, immersi in scenari immobili e incantati, e ancora nature morte dai maliziosi ed ingannevoli giochi pittorici, trompe-l’oeil illusionistici e animati da una grazia di trovate prospettiche, di inedite ombre e di luci taglienti e gelide. Abilissimo disegnatore, capace anche di servirsi con maestria degli obiettivi fotografici, Celada sa esprimersi sia nella direzione del dipinto di genere sia in quella della riflessione più raccolta dello studio, nella ricerca della precisione realistica dei contorni e del colore. Nel 1931, insieme ai mantovani Archimede Bresciani, Vindizio Nodari Pesenti, Mario Moretti Foggia, Mario Lomini e Arrigo Andreani, firma un manifesto anti novecentista in cui attacca la cultura di regime. Eppure nonostante il successo di alcune mostre personali e moltissime altre partecipazioni in rassegne di prestigio nazionale e internazionale, Celada, che, nel dopoguerra, ha operato la scelta di guardare alle direttrici dei pittori Moderni della Realtà, va incontro – progressivamente – ad un generale isolamento. A Milano, negli anni Cinquanta, si focalizza solo sul suo lavoro, per manifestare una sorta di insofferenza verso tutto ciò che, nel mondo dell’arte, esula dalla pratica pittorica come capacità di rappresentazione. Su tali presupposti, nel 1959, presso la Galleria Cairola, presenta una sorta di manifesto di un gruppo di pittori che si definiscono Oggettivisti. Nel 1985 il comune di Virgilio inaugura una galleria destinata ad accogliere i dipinti donati dall’artista alla sua terra d’origine, con un catalogo a cura di Flavio Caroli e Susanna Zanuso. Nel suo saggio critico Flavio Caroli, tra l’altro, scrive: «[…] Io non negherò che Celada cada talora in un verismo troppo meccanico e stereotipato. Ma quando penso alla misteriosa complessità del suo lunghissimo percorso; quando penso ai segreti baratti con la cultura degli anni Venti o Trenta, in un tempo in cui la pittura italiana fu importante per tutta l’Europa; quando penso che Celada supera in qualità tutti i suoi potenziali, valorizzatissimi emuli tedeschi e francesi […]concludo che il nostro artista merita di essere studiato e apprezzato come si fa di tanti grandi e piccoli maestri del passato. Perché di loro è spesso più profondo; più segnato dai crismi della vocazione; più smagliante […]».

1Ugo Celada_lo studio,1947, olio su telaL’artista abbandona le cose di questa terra il 9 agosto del 1995, nella casa del nipote Mario, a Varese. La storia e la valorizzazione di questo artista, grande, isolato e dimenticato, è ancora, in buona parte da scrivere.

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