di G. Baratti
ARTE e INGEGNO, domenica 7 agosto 2016 ci attende nella Capitale Italiana della Cultura e precisamente nella suggestiva cornice di piazza Virgiliana dove espositori fabbricanti di idee e di oggetti, provenienti da tutta la Penisola, proporranno ai visitatori pezzi unici e originali realizzati a mano. A esporre le proprie opere e ad insegnare la tecnica dell’impagliatore ci sarà anche Ivan Corniani, originario di San Prospero di Suzzara, ma da alcuni anni residente a Porto Mantovano, che sin da ragazzino, osservando la bravura nonno, ha imparato a fare l’impagliatore di sedie usando il carice (erba palustre), un mestiere ormai che sta scomparendo.
“Il contatto diretto con il mondo contadino – spiega Corniani – ha fatto nascere in me la curiosità di conoscere alcuni tipi di mestieri e di lavorazioni tipiche delle campagne e perciò delle persone dei ceti più poveri. La presenza di mio nonno materno, il quale era a sua volta impagliatore di sedie, ha accentuato questa mia curiosità e mi sono avvicinato a questo mestiere così particolare già da bambino ed ho cominciato seriamente a farlo quando avevo circa 20 anni. Me lo ricordo, la sera dopo cena, chino sulle sedie a prendere misure per fare in modo che la sedia una volta impagliata risultasse resistente e solida, e mi ricordo quei gesti così sicuri e così ipnotici da farmi passare ore a guardarlo, finché, piano piano e filo d’erba dopo filo d’erba si arrivava al centro della sedia. L’erba che uso ancora oggi come allora è la Carice (in dialetto carèsa o pavèra in base alla zona della provincia di cui si fa parte) che sarebbe un’erba palustre della famiglia delle graminacee che cresce spontanea nelle zone paludose, o perlomeno dove l’acqua dei vari canali di irrigazione sparsi per la pianura rallenta il suo corso, e cresce in ciuffi o cespugli più o meno folti e può arrivare ad essere alta anche un metro e mezzo o un metro e sessanta.
La si raccoglie nel periodo che va da metà Giugno a metà o fine Luglio, in base alla piovosità della stagione, la si taglia con un falcetto con il manico lungo (dalle mie parti detto falcet misùr) perchè crescendo vicino all’acqua si evita di bagnarsi i piedi, la si raggruppa in covoni per trasportarla. Durante il periodo che va dalla fine dell’estate all’inizio dell’autunno va essiccata all’ombra per far in modo che non perda la propria elasticità (al sole siessiccherebbe troppo e l’impagliatura durerebbe di meno), poi va raccolta in ciuffi da circa un chilo e va “pettinata” per togliere l’erba e le impurità che non c’entrano nulla con l’impagliatura. Poco prima di essere utilizzata per impagliare la sedia, l’erba palustre, va messa a bagno circa un quarto d’ora o venti minuti e tenuta in un panno umido per fare in modo che si mantenga morbida e che si possa lavorare senza tagliarsi le dita. L’erba di scarto della “pettinatura” la utilizzo per l’imbottitura della sedia, in questo modo risulta più comoda all’utilizzo e la durata dell’impagliatura è maggiore; ricordo che una sedia impagliata a mano con la Carice può durare anche venti o venticinque anni”.
“Da diversi anni – prosegue Ivan Corniani – sto cercando di sensibilizzare Comuni, Proloco e associazioni varie per fare in modo che questo mestiere non cada nel dimenticatoio e devo dire che negli ultimi anni ho dei riscontri positivi, infatti vengo chiamato a varie piazze e addirittura è già qualche anno che mi chiamano a fare il figurante al Presepe vivente di San Biagio e alla rievocazione medievale della festa dell’uva di Monzanbano.
La mia curiosità mi ha portato anche a conoscere altri tipi di impagliatura che non sono “nostrani” come la Paglia di Vienna o il cordino ritorto (o cordino cinese) i quali mi sono stati insegnati circa una decina di anni fa da un signore, già ottantenne allora, della provincia di Reggio Emilia”.
Pingback: MANTOVA, MONZAMBANO, OSTIGLIA – L’IMPAGLIATORE IVAN CORNIANI PROTAGONISTA CON LE SUE OPERE | Mincio&Dintorni
ciao Ivan, volevo chiederti se sai dove si può acquistare l’erba palustre per impagliare sedie?