5 MAGGIO – 4 GIUGNO 2018
a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei
Dal 5 maggio al 4 giugno 2018 si terrà nello splendido salone degli arazzi di Palazzo dei Principi di Correggio (RE), la mostra personale dell’artista Grazia Badari dal titolo INTIMATE GARDEN, curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei. L’inaugurazione si terrà alle ore 16,30 di sabato 5 maggio.
“La mostra che andrò ad inaugurare a Correggio – spiega l’artista – ha come fonte ispiratrice i temi dei “Giardini ” che si trovano nella sala degli Arazzi. Questi giardini sono splendidi arazzi antichi che parlano di alcune figure mitologiche, quali la Disperazione di Arianna, il mito di Pomona e Vertumno, ecc…”Prosegue la Badari – “Ho rivisitato questi miti in forma moderna, attuale, facendo leva sui sentimenti universali quali: la Delusione, il Tradimento, l’Incapacità di amare, ovvero la chiusura verso il mondo, la Superbia in Minerva, la Lussuria di Giove che concupisce Callisto travestendosi da donna… Questi quadri,un metro per uno, sono stati realizzati su tela, con l’uso di materiali vari, in prevalenza cenere, la cenere di casa mia. Come se una parte di me , rimanesse nelle tele e nella mente di chi si avvicina ad esse per capirle. Il tutto realizzato a spatola.”
GIARDINI OSCURI Rapportarsi con l’antico è un esercizio di stile efficace per un pittore contemporaneo. Riuscire a riattualizzare un pensiero che viene dal nostro passato più remoto non è così semplice come potrebbe sembrare. In particolar modo, gli splendidi arazzi fiamminghi patrimonio del Museo di Correggio presentano una notevole complessità iconografica e di senso. Grazia Badari, da anni nella sua poetica attenta alle tematiche mitologiche, sceglie di rapportarsi in modo originale ai cinque giardini che fanno riferimento a Le Metamorfosi ovidiane con opere dedicate. Grazia Badari riporta il tema del giardino come hortus conclusus a quello della propria intimità, spostandosi dal piano mitologico al piano personale e intimistico e scegliendo la caverna come sfondo alla scena. L’artista, scendendo nelle caverne del nostro essere con la sua sensibilità al femminile, ha indagato, partendo dal racconto per poi distaccarsene, l’interiorità umana e soprattutto la sua natura ambivalente e primordiale. Come Ovidio racconta di trasformazioni magiche avvenute, così Grazia Badari racconta di trasformazioni interiorizzate che portano sovente al dramma e alla disperazione. I protagonisti antichi rivivono nella sue raffigurazioni – che hanno come materia base vari tipi di cenere, e tonalità diverse date da gesso e collante – assumendo connotati effettivamente contemporanei sia nel messaggio che nella raffigurazione. La rigogliosità dei giardini degli arazzi fiamminghi e il tripudio di elementi visivi e descrittivi, vengono interamente spazzati via dalla sintesi stilistica e prepotente dell’autrice che riesce con pochi tocchi di stesura a spatola, a mano libera, a rendere un’atmosfera ben precisa, scarna, brutale, in cui predominano il grigio e il bianco cenerino. Arianna privata dei suoi orpelli, diviene nell’opera di Grazia Badari una donna sola e abbandonata dall’amato Teseo, tradita e a sua volta traditrice del fratello (il Minotauro). Rinchiusa nel suo bozzolo e schiacciata dai sensi di colpa per l’abbandono della famiglia per l’amato indegno, annulla la sua stessa identità come purtroppo accade a molte donne al giorno d’oggi. Il tradimento subito da Arianna, che verrà riscattato da un nuovo amore, sarà causa poi della sua metamorfosi in costellazione come si nota nell’accenno materico al cielo, mentre si allontana la vela del traditore. Anche la diffidente Pomona, sola e imponente nella rappresentazione gestuale e primaria dell’artista, diviene immagine-simbolo delle ragazze dei nostri giorni, spesso incapaci di amare, isolate nelle loro stanze virtuali e inavvicinabili. Di più facile lettura figurativa è Minerva, che con elmo in testa si avvicina spavalda alle Muse. Icona di superbia, nel voler sfidare le rappresentanti delle somme arti, e della volontà di superare il limite fisico e psicologico che porta nel mondo odierno all’estremo controllo dell’anoressia o della chirurgia estetica.
Il desiderio di Giove per Callisto è forse l’interpretazione più ermetica del mito da parte dell’artista, con un’opera che gioca sull’ambiguità sessuale e sul travestimento del dio in donna per concupire la ninfa. Un’allusione non troppo dichiarata all’omosessualità femminile. Infine la gelosia tra Cefalo e Procri, tema molto dibattuto e profondamente attuale, che sfocia sovente nella piaga dei femminicidi. In questo caso si nota la freccia mortale che divide i due sposi, la disperazione di Cefalo dopo la morte accidentale della moglie e le rovine che simboleggiano le loro vite franate rovinosamente come quelle di tanti altri uomini e donne comuni. (Francesca Baboni, curatrice della mostra).
ATTI INTERIORI Grazie ai social network e ad una stereotipizazzione imperante, l’emotività è divenuta un fenomeno solo da condividere. In tale congiuntura coltivare una propria interiorità situa i più nell’angolo dell’antipatia e dell’antisocialità. Niente di più sbagliato. Dall’intimo nasce il vero scopo sociale dell’emotività. Solo infatti condividendo un proprio sentimento con gli altri, slegato da facili paradigmi usurati, si propone uno schema serio di vita. Questo non è detto che sia una costrizione. Anzi, è una conquista che va cercata tutti i giorni. Con rischi di sbagli che sedimentano prigioni esistenziali che aumentano la superficie non solo metaforica di questa valle di lacrime. I sentimenti perciò sono importanti, se si possono condividere. Altrimenti possono amplificare la solitudine dell’essere. Non tutti sanno vivere bene con questo portato essenziale dell’esistere. La faciloneria dei rapporti sentimentali mostrati dall’attualità è segno evidente di tale disfunzione da condividersi coi simili. Grazia Badari propone una serie di opere che vanno al nocciolo dell’esistere riguardo ai sentimenti più intimi. Gli arazzi del Museo di Correggio e Le Metamorfosi di Ovidio sono diventati lo spunto primigenio per una rielaborazione della dimensione sentimentale che arriva dall’antichità ma che ha ancora tanto da raccontarci nella nostra più stringente attualità. Il tradimento, l’incapacità d’amare, la sfida, gli spasmi d’amore e la gelosia, interpretati da Grazia Badari, designano tragitti individuali per descrivere come le emozioni dipanano storie universalmente valide. La storia della nostra civiltà si mischia al mito ma non lascia perdere di confrontarsi con l’attualità. Questo pregio consistente di tali opere lascia una serie di atti che testimoniano come dietro la materialità sussista una primigenia volontà interiore. In tempi di emozioni quasi mai pensate, Grazia Badari pesca nella storia per dirci che il nostro giardino più intimo è quello che non smette mai di fiorire. (Stefano Taddei, curatore della mostra).
Grazia Badari è nata a Luzzara (RE),vive e lavora a Sailetto di Motteggiana (MN). Da sempre ha coltivato le sue grandi passioni: il Disegno e la Pittura. Dal 2000 vi si dedica a tempo pieno, cogliendo successi di pubblico e segnalazioni ai vari concorsi a cui ha partecipato.
Dopo aver approfondito la tecnica pittorica si è avviata all’arte astratta, affinando le sue capacità presso l’ Accademia Cignaroli a Verona e presso l’ atelier “Settembre 89”. Ha completato il suo percorso seguendo corsi guidati per l’arte scultorea e l’incisione con il maestro Carlo Bertolini di Mantova.
Vive l’arte in tutte le sue manifestazioni, così che il suo estro creativo possa incanalarsi nell’espressione che al momento giudica più congeniale al soggetto. Segue un suo percorso emozionale, vagando tra l’astratto materico, ma supportato dai colori ad olio, e l’astratto/informale, puramente pittorico.
La sua passione per l’arte la porta ad un’incessante ricerca di nuove tecniche pittoriche, trasferendo sulla tela la materia: gesso, sabbia, cenere ed altri elementi naturali diventano protagonisti.
La mostra gode del patrocinio del Comune di Correggio.
Palazzo dei Principi Correggio di Reggio Emilia – corso Cavour 7
Orari di apertura: sabato 15,30-18,30 — domenica e festivi 10-12 e 15,30-18,30
(MGB)