COLDIRETTI MANTOVA: POMODORO, PRODUZIONI GIÙ DELL’11%. DA AGOSTO OBBLIGO DI ORIGINE PER I DERIVATI

pomodoro coldiretti

Produzione di pomodoro da industria in calo in Italia e la provincia di Mantova non è esente da un trend ribassista, frutto sia della diminuzione delle superfici che da fattori climatici che hanno ridotto la resa in campo. Lo rileva Coldiretti Mantova, che parla di un calo compreso tra il 10% e il 15% in provincia di Mantova, prima provincia della Lombardia per produzione di pomodoro da industria, che rappresenta insieme a Cremona circa l’80% del totale regionale.

Nel Nord Italia, inoltre, si concentra la metà della produzione italiana del settore con oltre 2,6 milioni di tonnellate. Il pomodoro è il condimento più acquistato dagli italiani (ogni anno 35 chili a testa tra passate, polpe, concentrato e pelati); Coldiretti Mantova informa che dal 26 agosto è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per i derivati del pomodoro, diversi dalla passata, già normata in precedenza, essendo scaduto il termine di 120 giorni previsto dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Una battaglia vinta grazie all’impegno di Coldiretti.

Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno infatti avere d’ora in poi obbligatoriamente indicate in etichetta il Paese di coltivazione e di trasformazione del pomodoro.

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Massimo Sbalchiero, imprenditore che coltiva circa 80 ettari fra Piubega, Redondesco e Asola parla di un calo del 22-23% rispetto al 2017 e di una resa media in campo di 750 quintali all’ettaro, con un grado brix di 4,8. “Il prezzo del pomodoro, per essere remunerativo, dovrebbe essere di almeno 100 euro alla tonnellata, mentre gli accordi si fermano a 72 euro – calcola Sbalchiero -. Senza il premio Pac molti agricoltori produrrebbero in perdita, dal momento che le spese fisse si aggirano sui 5.500 euro per ettaro”. Per non parlare del problema delle polizze. “Con i cambiamenti climatici attuali è impensabile non assicurarsi – prosegue – ma lo stato deve ancora saldare i pagamenti di tre anni fa. Di questo passo molti stanno pensando di smettere e di coltivare altro”.

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Il meteo ha colpito anche nell’azienda agricola di Claudio Spagnoli a Castel Goffredo. “Ho seminato 70 ettari a pomodoro – dichiara – e la resa in campo è stata inferiore del 30% rispetto a un anno fa. Non sono arrivati a 700 quintali per ettaro, con un grado brix intorno al 4,60, che significa una qualità media”.

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Per Antonio Paganini, agricoltore con 80 ettari a pomodoro fra Redondesco, Piubega, Gazoldo e Ceresara, la stagione è andata meglio, con produzioni medie sugli 850 quintali a ettaro e un grado brix che da 5,20 è sceso sul finire della campagna di un punto. “Rispetto al 2017, che è stata un’annata molto produttiva – ammette – quest’anno siamo rientrati più nella normalità. I prezzi medi sono allineati a un anno fa”.

A livello italiano il calo per la campagna del pomodoro da industria è dell’11%, per un raccolto stimato in 4,6 milioni di tonnellate, contro i 5,2 milioni di tonnellate del 2017. Si tratta del raccolto più scarso degli ultimi anni, tanto che si deve tornare al 2013 (4,08 milioni di tonnellate) e al 2012 (4,4 milioni di tonnellate), per trovarne uno più scarso. Nonostante questa riduzione, l’Italia rimane il principale produttore dell’Unione europea.

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