CRISI IDRICA. IL PO A FERRARA È -7,17 M. L’assessore Priolo: Entro 24 ore la firma della richiesta di stato di emergenza nazionale”


Il punto sulle azioni di prevenzione già attuate negli ultimi mesi dalla Regione e dai Consorzi, e sugli interventi da mettere in campo. Resta più difficile la situazione in agricoltura: l’andamento nei territori

“Un’emergenza inedita nelle proporzioni, sicuramente più severa rispetto a quella già vissuta nel 2017 per diversi territori dell’Emilia-Romagna. Stiamo affrontando le difficoltà anche grazie agli interventi attuati negli ultimi anni e nessun territorio ha le ore contate per l’approvvigionamento idropotabile, nemmeno Ravenna e Ferrara. Ma serve lo stato di emergenza nazionale, che chiederemo entro 24 ore, per mettere in atto immediatamente le azioni necessarie ad affrontare le criticità, a partire da un maggiore rilascio dai grandi laghi a favore del Po, al momento il vero osservato speciale, insieme a progettualità di medio-lungo periodo da attuare in tempi celeri: stiamo già lavorando su entrambi i fronti”.

Così l’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile, Irene Priolo, ha aperto oggi, in Assemblea legislativa, la relazione sull’emergenza idrica.

Obiettivo, fornire il quadro necessario della fase che si sta attraversando, facendo il punto sulle misure di prevenzione già attuate negli ultimi mesi dalla Regione e dai Consorzi e sugli interventi da avviare.

L’assessore ha ripercorso gli avvenimenti degli ultimi giorni. Dopo aver dichiarato martedì scorso lo stato di crisi regionale, nelle prossime ore il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, firmerà la richiesta dello stato di emergenza nazionale al Governo.

“Ottenerlo- ha sottolineato Priolo- è fondamentale per la gestione unitaria delle criticità che interessano tutto il bacino del Po, al di là dei confini regionali”. A questo scopo è in corso un grande lavoro di coordinamento tra Regione, Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Atersir, gestori del servizio idrico integrato, Consorzi di Bonifica e Anbi per censire tutte le azioni necessarie nell’immediato per affrontare l’emergenza.

“I cambiamenti climatici in corso- ha ricordato Priolo- ci porteranno sempre più, in futuro, ad affrontare difficoltà legate alla scarsità della risorsa idrica. Il lavoro da fare è tanto, ma l’Emilia-Romagna non parte da zero. Innanzitutto, perché ha chiari i pilastri su cui fondare la propria strategia: più capacità di stoccaggio, meno perdite di rete e riutilizzo della risorsa idrica depurata. Sono i principi- ha aggiunto Priolo- a cui ispirare il nuovo Piano di tutela delle acque. Principi che già si rispecchiano negli investimenti previsti a partire dal versante idropotabile, candidati al Pnrr per 197 milioni, ma anche sul fronte irriguo, dove sul piatto ci sono in tutto 605 milioni”.

L’assessore ha poi chiarito che, a differenza anche di alcune considerazioni allarmistiche riportate da giornali nazionali, “al momento a Pontelagoscuro – che alimenta Ferrara – il Po è -7,17 m (-7,60 è il minimo necessario perché le pompe fisse funzionino), quindi c’è ancora margine. Hera ha inoltre già posizionato pompe ausiliarie per prelevare da superfice”.

Non ci sono quindi criticità imminenti nel ferrarese, dato lo stoccaggio di sicurezza disponibile attraverso appositi bacini che, spiegano i tecnici, potrebbe comunque sopperire per 3 giorni di fornitura idropotabile a Ferrara e provincia in caso di stop alle pompe e ai prelievi da Po.

Anche a Ravenna la situazione non è di allarme. “ll CER- ha sottolineato Priolo- stamattina è a 2,61 metri, contro il nuovo minimo sperimentato di 2,52 metri nei giorni scorsi, in salita rispetto quindi ai livelli di massima allerta. Quindi- ha concluso l’assessore- anche qui al momento non ci sono criticità immediate per l’idropotabile”.

La gestione dell’emergenza

Si tratta delle misure di assistenza alla popolazione. Per esempio, la fornitura di acqua attraverso autobotti e degli interventi urgenti per ripristinare la funzionalità dei servizi pubblici e delle reti, per salvaguardare la riserva idropotabile e proteggere gli habitat, specie la fauna ittica.

Dai primi dati della ricognizione, emerge un fabbisogno di oltre 12 milioni per rispondere nell’immediato alle criticità: ben 10 milioni riguardano gli investimenti sul fronte idropotabile, con opere per più di 4 milioni di già in corso o di prossimo avvio tra fornitura di acqua con autobotti, scavo di pozzi, posa di nuove condotte e di sistemi di pompaggio.

Altri 2 milioni 200 mila euro circa fanno riferimento all’irriguo e, per oltre la metà, fanno riferimento a progettualità già in atto o in partenza: impianti di pompaggio, installazione di elettropompe e dragaggi della sezione di presa degli impianti, per fare qualche esempio.

Va aggiunta poi una quota di 20 milioni di euro – la maggior parte (18milioni) sull’irriguo – per interventi di riduzione del rischio residuo, da attuare nel medio termine e dunque non finanziabili con la prima fase dello stato di emergenza. Si tratta comunque di numeri in costante aggiornamento, ora per ora.

Le criticità da affrontare

L’attuale situazione genera conseguenze gravi su più fronti, per cui si rende necessario intervenire su diversi livelli: idropotabile, irriguo, produzione di energia idroelettrica.

A – L’idropotabile

Garantire l’acqua per soddisfare le esigenze idropotabili è la priorità irrinunciabile che la Regione si è data, insieme a tutti i soggetti competenti nella gestione della risorsa idrica.

Al momento le principali criticità riguardano Ferrara e Ravenna, alimentate in gran parte dal Po ma, contrariamente a quanto affermato oggi su fonti di stampa, l’acqua potabile nelle due province non ha le ore contate.

Su Ravenna, il CER stamattina è a 2,61 metri (contro il nuovo minimo sperimentato di 2,52 m nei giorni scorsi), in salita rispetto quindi ai livelli di massima allerta. Al momento non ci sono dunque criticità immediate.

Il Canale Emiliano Romagnolo alimenta infatti diversi potabilizzatori, tra cui il Nip1-Bassette e il Nip2-Standiana a servizio di parte del ravennate, gli impianti di Forlimpopoli (Selbagnone) e di Bubano (che al momento non presenta particolari criticità).

Anche l’invaso di Ridracoli ha un ruolo importante perché garantisce circa il 50% dell’approvvigionamento idropotabile non solo della provincia di Ravenna, ma anche delle province di Forlì-Cesena e Rimini. Motivazione per la quale risulta fondamentale garantire i potabilizzatori Nip1 e Nip2.

Nessuna criticità immediata nemmeno per i 240mila abitanti di Ferrara e dei 9 comuni della Provincia dove l’apporto idropotabile dipende dal Po, con i prelievi da Pontelagoscuro: Argenta, Masi Torello, Mirabello, Poggio Renatico, Portomaggiore, S. Agostino, Vigarano Mainarda, Voghiera e parte di Cento.

A oggi, il fiume evidenzia livelli inferiori alle medie del periodo, con trend in decrescita, ma ancora sopra il livello minimo per il funzionamento fissato a -7,60 metri. Stamattina la portata è a -7,17 metri. In via precauzionale, si sono avviate le operazioni per installare 3 pompe da posizionare in alveo. Lo stoccaggio disponibile attraverso appositi bacini, inoltre, permette comunque sopperire per 3 giorni all’alimentazione idropotabile del territorio interessato in caso di stop al prelievo da Po.

Attenzione è posta anche sull’acquedotto gestito da Cadf che serve fino a 70.000 utenze di 11 comuni della bassa ferrarese: Riva del Po, Jolanda di Savoia, Mesola, Goro, Codigoro, Copparo, Tresignana, Fiscaglia, Lagosanto, Ostellato, Comacchio. Ben il 51% sono derivate dal Po, alla centrale di Serravalle. L’impianto si trova poco a monte dell’incile del Po di Goro e dista dal mare circa 45 km. È quindi minacciato dalla risalita del cuneo salino che, allo stato attuale, con l’alta marea ha già raggiunto i 21 km.

Infine, problemi di approvvigionamento diffusi riguardano le zone appenniniche della regione, con le sorgenti montane in rapido esaurimento. La situazione potenzialmente più critica è nell’area servita dal Gestore Montagna 2000, nel parmense, dove sono presenti reti frazionate e di difficile interconnessione con gli acquedotti di valle per cui serve ricorrere ad autobotti per l’approvvigionamento dei serbatoi.

B – L’irriguo

Sul fronte irriguo, complessa la situazione nel piacentino. Gli invasi Molato e Mignano sono in forte sofferenza e si stanno applicando riduzioni delle erogazioni alle aziende agricole. Si è anticipato di un mese il rilascio ordinario di 2 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua dalla diga di Brugneto e risultano in deficit anche i fiumi appenninici. Si eseguono ancora prelievi da Po, ma in riduzione di circa il 20%.

Situazione di criticità già in atto anche nel reggiano con la situazione più grave sull’Enza, che l’ha raggiunta già a fine maggio. Oggi presenta valori prossimi al Dmv ed è già stata richiesto il prelievo in deroga. Per l’area del Po la criticità è stata raggiunta il 10 giugno, per quella del Secchia il 20. In tutti i bacini l’irrigazione è strettamente turnata.

La crisi è al picco anche per il CER, mentre si prevede a inizio luglio nel parmense dove la portata dei corsi d’acqua appenninici è fortemente in calo, con Taro ed Enza prossimi al Dmv. Lo stesso vale nell’ambito di competenza dei Consorzi della bonifica Burana, della Pianura ferrarese e della Romagna; entro metà luglio per la Renana. Nell’area del Consorzio della Romagna Occidentale, il picco è in corso e con previsione di aggiornamento nel distretto di Pianura (ad agosto nella Montagna). 

C – La produzione di energia idroelettrica

La secca del Po ha inciso anche sulla produzione di energia idroelettrica cumulata al 22 giugno dalle centrali Enel in Regione Emilia-Romagna, in crollo a meno della metà rispetto al 2021 (calo del 56%). Per la prima volta nella sua storia, è stata fermata la Centrale di Isola Serafini, nel piacentino. Il livello delle acque non permette infatti il funzionamento dei gruppi idroelettrici dell’impianto.

Le misure attuate finora

Per far fronte di una situazione critica già dall’inverno, la Regione è intervenuta nei mesi scorsi per salvaguardare la risorsa idrica e prevenire il più possibile i danni al comparto agricolo. A marzo sono partite attività di informazione e comunicazione per sensibilizzare sulle “buone pratiche” di risparmio idrico. Ad aprile, con un regime idrologico già “estivo”, la Giunta regionale ha anticipato l’applicazione del Deflusso minimo vitale (Dmv) che, in condizioni ordinarie, si sarebbe applicato dal 1° maggio. Ciò ha permesso di usufruire delle eventuali precipitazioni invasando il possibile, per non perdere nemmeno una goccia d’acqua.

Un mese dopo, il 23 maggio, la Giunta ha approvato le disposizioni sulla richiesta delle deroghe temporanee al Dmv semplificando la procedura da seguire, ma prevedendo anche un attento monitoraggio sul fronte ambientale per minimizzare l’impatto sugli ecosistemi. Dal punto di vista istituzionale, sono stati inoltre attivati specifici tavoli di coordinamento tematici pergarantire l’uso ottimale della risorsa in relazione al Reno (lo scorso 17 giugno) e al Po, ad Isola Serafini (il 20 giugno). Già operativo dalla primavera quello sul Trebbia e diga di Brugneto.  

L’aggravarsi della situazione, però, ha portato all’istituzione di una specifica Cabina di regia regionale per l’emergenza idrica, che si è riunita per la prima volta martedì 21 giugno. La Cabina di regia ha condiviso la scelta di richiedere lo stato di emergenza nazionale al Governo, in seguito della dichiarazione dello stato di crisi regionale. Dopo il primo incontro della Cabina, Atesir ha diffuso a tutti i Comuni emiliano-romagnoli un’ordinanza “tipo” da adottare per limitare gli sprechi d’acqua. Già il giorno successivo, mercoledì 22, Priolo ha illustrato in Conferenza Stato-Regioni la situazione dell’Emilia-Romagna.

Le misure strutturali

Lo scorso maggio il Consiglio d’Ambito ha varato un pacchetto di 15 macro-interventi dal valore di 197 milioni di euro: 132 milioni richiesti al Ministero attraverso il bando del Pnrr e i restanti finanziati in tariffa. Al centro, la sostituzione di tubazioni obsolete per la riduzione delle perdite da Piacenza a Rimini, ma anche l’installazione di strumenti smart per la misura dei parametri dell’acqua; la modellazione idraulica della rete per conoscerne i punti di fragilità; installazione di valvole di controllo delle pressioni.

A questi si affiancano risorse per 605 milioni di euro destinate al settore dell’irrigazione.

Già avviati i 40 interventi del Piano invasi 2018/2020 dal valore di 250 milioni. Lo stato di avanzamento è complessivamente al 65%. Al momento il problema principale è dovuto all’aumento dei costi dei materiali; entro il 2023, comunque, la quasi totalità delle opere sarà in esercizio.

A ciò si aggiungono 18 interventi che il Pnrr finanzierà con 355 milioni: siamo in attesa dei decreti di assegnazione delle risorse. Complessivamente, tra Piano Invasi e Pnrr, le opere previste accresceranno di 75 milioni di metri cubi la disponibilità d’acqua: la capacità di stoccaggio salirà di 17 milioni di metri cubi, anche realizzando piccoli invasi. Altri 46 milioni deriveranno dal risparmio idrico. I restanti 12 milioni di metri cubi di acqua derivano da interventi diversi: ad esempio piccoli impianti di depurazione, l’aumento dell’efficienza degli impianti, la razionalizzazione utilizzo delle acque del Cer.

Serve realizzarli nel più breve tempo possibile; sulla scorta di quanto deciso in Conferenza Stato Regioni il 22 giugno, il giorno successivo la Regione ha incontrato i tecnici del Ministero della Mobilità sostenibile, i Consorzi di bonifica e Aipo per avviare una ricognizione sulle modalità utili a snellire gli iter di attuazione degli interventi su infrastrutture per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico, già finanziati dallo stesso Mims nell’ambito del Pnrr. Oggi la Regione ha trasmetterà al Ministero la nota con le proposte elaborate, a partire dal taglio dei tempi della Procedimento autorizzatorio unico regionale (la vecchia Via) e per gli espropri, la richiesta di assistenza tecnica per le stazioni appaltanti, sia in termini di risorse economiche che umane da investire nella progettazione e nelle procedure di gara e l’ipotesi di uno stretto coordinamento sul tema dell’adeguamento dei prezzi.

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