FIOR DI LOTO: IL COCCODRILLO CHE PARLAVA. Una favola per promuovere la tradizione popolare è il nuovo progetto ideato da WAINER MAZZA

di Paolo Biondo

“Fior di loto: il coccodrillo che parlava” ecco il nuovo progetto artistico che porta la firma di Wainer Mazza. Il noto cantastorie, poeta e autore mantovano stimolato dal desiderio di continuare nel suo cammino per la promozione della tradizione popolare ora punta su una favola con protagonista il coccodrillo di Grazie.

“L’idea – precisa il poliedrico artista di Motteggiana – è venuta dopo aver ricevuto in regalo alcune figure che fanno il verso ai più tradizionali burattini che noi tutti conosciamo. Facendo leva sulla fantasia che solitamente mi accompagna nei miei progetti ho pensato bene di associare al famoso coccodrillo che si trova all’interno del Santuario di Grazie una favola che reputo originale”.

Una storia dai connotati decisamente locali sia per l’ambiente scelto sia per il vivere e il lavoro della popolazione di quei tempi, siamo nei primi anni del 1400.

Va da sé che il protagonista principale della favola è il coccodrillo al quale si affiancano altri personaggi che vanno perfettamente a integrarsi con le vicende narrate.

L’autore, in definitiva, ha tradotto in scritto, dopo aver sentito i racconti fatti dagli abitanti del luogo, le vicissitudini dello sventurato animale che approda in riva al Mincio al seguito di un circo equestre per essere una mirabile attrazione.

Il coccodrillo, che in questa versione non è un simbolo di aggressività e di negatività, ha la fortuna di trovare la comprensione delle persone del posto.

Queste lo liberano dalla sua gabbia-prigione e gli consente di trovare rifugio nell’ambiente rivierasco del fiume Mincio tra canneti e fior di loto. Saranno, poi, i bambini del posto a dargli ben presto proprio il nome del fiore.

Qui vivrà anni di serena armonia con l’ambiente e con la gente del luogo diventando anche un valido aiuto e supporto nelle attività lavorative della stessa.

Fior di loto ottiene anche il miracolo di ricevere il dono della parola tramite l’intercessione della Beata Vergine Maria. Il finale della favola non viene svelato, ma perché si spera di farlo attraverso una pubblicazione ed anche grazie ad una rappresentazione teatrale attraverso i burattini già menzionati, affidandoli magari a maestri mantovani del settore.

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