MELAVERDE SHOCK – RASPELLI FATTO FUORI DA MEDIASET. “L’AFFETTO DEL MIO PUBBLICO? MI FA PIANGERE DI MALINCONIA”

 

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Per oltre 600 domeniche, è entrato nelle case degli Italiani con un programma capace di unire il piacere dell’enogastronomia territoriale con le bellezze del Bel Paese. Stiamo parlando di Edoardo Raspelli, il giornalista, scrittore e “cronista della gastronomia”, che si è visto abbandonare dalla produzione di Melaverde e dalla stessa Mediaset con un trattamento tutt’altro che di favore. Tantissimi sono stati i fan che hanno dimostrato il loro supporto a Raspelli per questa situazione mentre pochi sono stati i colleghi che hanno anche solo alzato la cornetta per quattro chiacchiere di conforto.

Noi di Mincio&Dintorni, sollecitati anche dalle richieste di maggiori informazioni ricevute dai fan del giornalista, siamo andati ad intervistare Edoardo Raspelli.

Ecco cosa ci ha raccontato…

Raspelli mondovì trote (foto E. Tiraboschi).jpg

Partiamo dalla domanda più scontata. Secondo te come mai è stata fatta questa scelta? Motivazioni politiche o editoriali?

 Innanzitutto devo dire una cosa. Da ventun anni il contratto che mi viene fatto, non direttamente da Mediaset, ma dal produttore Giacomo Tiraboschi, è di sei mesi in sei mesi. Il che vuol dire che il contratto era scaduto e loro possono fare assolutamente quello che vogliono e sono liberissimi di scegliere, di sostituire e di cambiare. Detto questo rimane la sorpresa. Io sapevo che l’ultimo contratto stipulato terminava con le registrazioni a fine gennaio e, di fatti, ho completato la puntata numero 614 che andrà in onda domenica prossima. Vedevo passare i giorni che si avvicinavano alla ripartenza – che davo per scontata – delle altre puntate che avrebbero concluso la stagione a fine maggio e nessuno mi ha detto niente. A quel punto mi sono chiesto: “ma dove andremo la settimana prossima?”. Ho chiesto al produttore e mi ha fissato un appuntamento con il direttore di produzione Giancarlo Scheri. Vado e, in quell’occasione, con lui c’era il vice capo dei casting di Mediaset Andrea Giudici – due cari amici che conosco da decenni e con i quali sono cresciuto ingrassando. In un bel clima colloquiale mi hanno detto: “guarda le prossime sette puntate le fa Vincenzo Venuto, quindi finisce lui la stagione”. Questo mi hanno detto due mercoledì fa, dove, dall’altra parte della strada, dietro Corso Europa di Cologno Monzese, stava già partendo la troupe, senza di me, con un altro conduttore. Mi è stato detto non all’ultimo momento ma quando le cose erano già fatte. Liberissimi di fare quel che vogliono ma, evidentemente, se me lo avessero detto prima, sarebbe stato meglio. Al direttore ho detto scherzando: “voi lo sapete che alle donne di servizio si danno gli otto giorni di preavviso? A me non avete dato nemmeno quelli.” La loro risposta è stata: “eh scusami, ero a Verona con Celentano… dovevo seguire l’Isola dei Famosi… dovevo seguire Dottoressa Giò e mi è passato il tempo.” Ok, pazienza. Sulla motivazione sono stati impassibili: “per esigenze di produzione”. Di più non mi hanno detto.

Raspelli 1

Che cosa ti mancherà maggiormente di Melaverde?

L’unica cosa che mi mancherà è il comportamento degli amici, con i quali sono cresciuto, che mi hanno dato molto e io ho dato molto a loro per 21 anni. Perché, anche se nessuno me lo aveva mai chiesto, oltre a fare il conduttore, facevo anche il “tritasassi” nell’affiancare l’ufficio stampa con i comunicati che riguardavano Melaverde. Quando poi mi è arrivata soltanto la mia parte delle puntate, a rischio di sembrare uno stronzo che vuole segare Ellen Hidding, io ho mandato quello che avevo in mano. Non mi sono mai negato ad interviste. In ogni caso, se c’era qualcosa di quello che facevo che non andava bene, bastava dirlo.

RASPELLI HIDDING by Elena Tiraboschi brindisi 2

Prima hai citato Ellen Hidding. Tra i tuoi colleghi chi ti ha dimostrato il proprio supporto in questa situazione?

Ellen Hidding è una meravigliosa signora, una grande mamma che pensa al matrimonio, a suo marito, alla sua famiglia, vive per i bambini e non mi ha chiamato una volta in vita sua. Secondo me è meglio così. In questo modo ciascuno ha fatto il suo lavoro, nessuno dei due era geloso dell’altro, nessuno dei due ha mai detto: “ah ma comincio prima io, ah ma comincia prima lei, ah ma ho il minutaggio di tre minuti in più o in meno”. Eravamo una coppia professionalmente molto affiatata. Forse anche perché non ci si vedeva mai, eravamo uno da una parte e l’altra dall’altra. Io ho cominciato molto prima di lei perché sono stato nella prima edizione di Melaverde facendo prima l’inviato, poi il conduttore. Lei è arrivata dieci anni fa e in questo lasso di tempo ci saremo sentiti al telefono due volte e ci siamo visti due volte o quattro. Punto, finita lì.

Raspelli (melit di Napoli caffè Kimbo) Tiraboschi.jpg

Il tuo pubblico come ha reagito a questa notizia e la risposta dei tuoi fan che cosa ti dà?

Mi fa piangere di malinconia, di tristezza e di emozione. Mi commuove perché Melaverde ha fatto parte e fa parte della mia vita professionale e personale. Per più di seicento puntate siamo andati via con una squadra. Fin quando ho lavorato per dieci anni al Corriere della Sera (all’edizione del pomeriggio, Corriere d’Informazione), e ho fatto per quattro anni l’articolista per il quotidiano La Notte, da sempre lavoro per la Stampa e per altre testate. Mi è sempre mancata, per i dieci anni che ho fatto in Via Solferino 28, dove i miei compagni di banco si chiamavano Vittorio Feltri, Ferruccio De Bortoli, Gian Antonio Stella, Massimo Donelli, Dino Buzzati e Giovanni Mosca, la squadra. Melaverde era la squadra. Trovarsi insieme, una volta alla settimana per alcuni giorni, fare questa trasmissione a pezzettini, che non sembra nemmeno vero quando vedi il risultato finale, ottenendo una trasmissione che è tra le più longeve, belle e seguite della televisione italiana. Il miracolo di portare la notizia al giornale e vederlo nascere qualche ora dopo si ripeteva con la televisione. È una cosa emozionante. C’è poi questa fidelizzazione – che non credevo nemmeno ci fosse – da parte del pubblico. Io non ho fatto niente. Ho solo scritto dieci righe di comunicato stampa dove dicevo che finivo in anticipo di tre mesi l’edizione 2018/2019 di Melaverde. Queste dieci righe sono state pubblicate a destra e a sinistra, sono state riprese da Marida Caterini, giornalista di Roma con un sito molto letto, poi da tutti gli altri, da Davide Maggio in poi, e ci sono centinaia e centinaia d’interventi, di faccini che piangono, di faccini incazzati, di cuoricini e questo è molto bello. Il meccanismo della televisione è un meccanismo coinvolgente, perché tu entri nelle case e la gente ti sente uno di casa. Non è come nel cinema dove vedi Brad Pitt che fa questo e quello, che fa il prete, l’assassino, che fa la suora o il ragioniere. Tu entri nelle case della gente, entri in sala, in cucina, in bagno, in camera da letto. C’è questo meccanismo che vale per me e vale per tutti. La cosa curiosa è che ho fatto dieci anni di cronaca nera, in quel periodo cercavo di stare il più schiscio possibile perché sennò gli studenti mi menavano e la polizia pure, erano gli anni di piombo a Milano e dovevo stare nascosto mentre con la televisione è tutto il contrario. Dal punto di vista della sensazione umana è grandioso.

Chiudiamo questa chiacchierata con una domanda sul tuo futuro. Quali progetti ti aspettano?

Ho sempre sperato di fare in televisione qualcosa di bello in aggiunta a Melaverde anche se oramai sono a mezzo servizio. Vedremo cosa viene fuori, non ho niente di particolare in questo momento.

di Mendes Biondo  (foto E. Tiraboschi)

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